Ieri sera, al Santuario della Madonna della Libera, si è rinnovato un appuntamento che, da qualche anno a questa parte, è diventato atteso e sentito: il concerto. E come sempre, la chiesa era gremita. La Madonna della Libera attrae, raccoglie, unisce. È un richiamo che parla al cuore di molti, perché è simbolo di protezione, di speranza, di amore che abbraccia. Sor Francesca Angilletta, anima musicale del Santuario, è riuscita ancora una volta nell’intento più prezioso: creare legami. Legami veri, profondi.
Tra il Santuario e i cittadini, tra la fede e la scuola, tra le istituzioni e la comunità. Non è semplice, oggi, generare relazioni autentiche. Viviamo un’epoca in cui l’individualismo sembra prevalere, in cui ognuno si rifugia nel proprio mondo, spesso dimenticando l’importanza dello stare insieme. Eppure, questo concerto ha raccontato un’altra storia. Una storia fatta di canzoni appassionate e appassionanti, capaci di parlare all’anima. Una storia in cui insieme ai componenti del coro (voci e musicisti)della Libera, anche i bambini hanno avuto un ruolo centrale, non solo con le loro voci ma anche attraverso i gesti: piccole coreografie che trasformavano le parole in movimento, in emozione.
I bambini sanno farlo, sanno tradurre la poesia in gesti semplici, e forse è proprio da loro che dovremmo imparare. Ieri sera ho respirato comunità. L’ho sentita viva, presente. Nei sorrisi e nelle strette di mano dei Frati di Betania, nei sorrisi del parroco Padre Antonino Gucciardi, nella presenza attenta del sindaco Francesco Li Vigni Sindaco e di sua Eccellenza il Vescovo Angelo Giurdanella. È bello vedere che, quando la spiritualità si fa concreta, può coinvolgere davvero tutti: la Chiesa, la scuola, il Comune, i cittadini.
Particolarmente toccante è stato il momento dedicato alla pace. In un mondo attraversato da ben 57 guerre, quelle parole hanno risuonato forti, lasciando spazio a un silenzio carico di consapevolezza. E in quel silenzio, ancora una volta, ho sentito il valore della fratellanza. Un valore che non possiamo più permetterci di dare per scontato. Abbiamo bisogno di comunità, di spiritualità condivisa, di sentirci parte di qualcosa di più grande. Dobbiamo trasmettere ai più piccoli la bellezza dello stare insieme, della collaborazione, della solidarietà.
Dobbiamo mostrare loro che esiste una poesia silenziosa nell’essere comunità: una poesia fatta di gesti semplici, di presenza, di mani che si cercano. Sant’Agostino diceva: "Chi canta, prega due volte." Allora io spero che le preghiere cantate ieri sera possano davvero portare frutto. Che accendano in ognuno di noi un desiderio nuovo di comunità, di incontro, di appartenenza. In tempi bui come questi, la luce può venire solo da ciò che costruiamo insieme. E forse, proprio da serate come questa, possiamo riflettere e ripartire.
Maria Elena Bianco