VIDEO – Per la rubrica un libro tira l’altro: ”Lacci”

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
08 Gennaio 2021 18:07

Domenico Starnone  (Napoli, 15 febbraio 1943) è uno scrittore, sceneggiatore e insegnante italiano. Si è occupato del rapporto tra oralità e scrittura nell'insegnamento dell'italiano. A lungo redattore delle pagine culturali del quotidiano Il manifesto, ha collaborato con la rivista I Giorni Cantati del Circolo Gianni Bosio. Ha tenuto rubriche sui settimanali satirici Cuore, Tango, Boxer. Nel 2001 ha vinto il Premio Strega con il romanzo Via Gemito. Ogni settimana scrive per Internazionale la rubrica Parole.

Ha scritto inoltre su numerosi giornali, tra cui l'Unità, La Repubblica e il Corriere della Sera, dove dal 1992 al 1997 ha curato settimanalmente la rubrica La grammatica della scuola. Ha esordito come narratore nel 1987 con Ex cattedra, racconto di un anno scolastico. Sposato con Anita Raja, traduttrice partenopea, figlia di un’ebrea di origine polacca sfuggita all’Olocausto che si trasferì a Napoli. A partire dal 1993 ha cominciato a scrivere anche per il cinema e la televisione: dai suoi libri sono stati tratti i film La scuola (1995) di Daniele Luchetti, Auguri professore (1997) di Riccardo Milani, Denti (2000) di Gabriele Salvatores e la serie televisiva Fuoriclasse (2011-2015).

Per la  rubrica un libro tira l’altro il Circolo dei lettori presenta ”Lacci” di Domenico Starnone “Lacci”è il titolo emblematico di un libro originale, che affronta  un argomento serio ed attuale: l’istituto del  matrimonio e le sue difficili dinamiche interne. Il libro è diviso in tre parti: la prima racconta la fuga di Aldo dalla famiglia una fuga d’amore, a narrarla è sua moglie Vanda. Nella seconda parte il lettore è quasi catapultato nel tempo presente: marito e moglie riconciliati vivono insieme la loro vecchiaia.

La terza parte  ha come protagonisti i figli Anna e Sandro che dal loro punto di vista unico riflettono amaramente sulle ripercussioni che la lunga scappatella del padre e il suo rientro nella cerchia familiare hanno causato nelle loro vite, anche in modo tacito. Alla fine l'unica cosa che realmente accade nel romanzo è che i lacci, con i quali un uomo e una donna si sono torturati reciprocamente per una vita intera, hanno strangolato l'unica cosa bella e preziosa a cui avevano dato vita, i figli.

E qui l'amarezza raggiunge vette altissime... Che cosa lasciamo, quando lasciamo qualcuno? Una casa, una famiglia, il passato, un’idea di futuro, la nostra peggiore fotografia impressa a fuoco negli occhi di chi abbiamo amato. Passiamo la vita a spaccare vasi e incollare cocci illudendoci di essere nuovi di zecca. E cerchiamo di non guardare troppo indietro, perché il tempo dei bilanci è un tempo vano, ridicolo e struggente. La fuga temporanea,di Aldo dalla famiglia è dunque il tema centrale del libro e condiziona  l’esistenza intera dei suoi familiari oltre che la sua.  Per concedersi la fuga, durata quattro anni, unico periodo di tempo in cui lui si è sentito felice, ha sacrificato, infatti, la serenità mentale di quattro persone, incluso se stesso.

Se ne fosse pienamente consapevole non è dato dirlo, sta di fatto che così è stato: è fuggito dalla trappola, il matrimonio, in cui si è chiuso per scelta affrettata dettata dalla sua giovane età, per poi tornarvi non si sa bene con quale spirito. Ma è spontaneo chiedersi si può fuggire  da un luogo d'oppressione e improvvisamente, provare il desiderio di tornarvi? E con quale disposizione d'animo? Un uomo che ha sacrificato tutto quello che aveva costruito in nome della propria libertà, può tornare indietro sacrificando a sua volta la libertà conquistata? Quello di Aldo è sicuramente un comportamento contradditorio, spiazzante,  indefinibile.

Aldo è una figura emblematica, un uomo in bilico oserei definirlo, uno come tanti la cui fragilità determina scelte approssimative e una  insoddisfazione costante che si riflettono pesantemente nei suoi rapporti affettivi sia con i partner che con i figli e che fanno di lui ora un carnefice ora una vittima. Forse è questo l'intento di Starnone: sondare un tipo  di personalità umana che incontriamo sempre più spesso nella nostra società composta da individui  fragili declinandone le caratteristiche.

Il messaggio arriva, puntuale. Il lettore si trova così a riflettere su come possa ognuno di noi essere artefice del proprio destino e su come i nostri comportamenti e le scelte ad essi relative influenzino e coinvolgano la vita di chi ci sta intorno. Lo stile narrativo di Domenico Starnone è scorrevole chiaro, fluido, il suo linguaggio efficace. I personaggi descritti abilmente nella loro essenza interiore. Una bella lettura che pur nella delicatezza del tema trattato non risulta pesante e che consigliamo.

Video Maria Elena Bianco legge Lacci di Domenico Starnone:

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