La Sicilia si trova ad affrontare una grave siccità, ma paradossalmente non riesce ad utilizzare appieno l'acqua accumulata nelle dighe. L'Associazione Italiana per l'Ingegneria Naturalistica (AIIN) ha lanciato un appello per risolvere questa situazione critica, proponendo soluzioni innovative e sostenibili. Il vice presidente nazionale dell'Associazione Italiana per l'ingegneria naturalistica, Gianluigi Pirrera ha affermato: “Quanto è successo per la diga Trinità a Castelvetrano ha dell’incredibile: occorre svasare parte dei volumi piovuti ed accumulati con queste ultime piogge perché le dighe non sono autorizzate per collaudo al volume massimo”. Federico Preti, presidente Nazionale dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica e Docente di Idraulica presso l’Università di Firenze ha dichiarato: “Anche per gli invasi collinari il ripristino della capacità utile, asportando e riutilizzando i sedimenti depositati, diviene un tema cruciale. I costi sarebbero certamente compensati dai benefici: più volume invasabile per contrastare piene siccità e incendi, più suolo che si era perso per erosione (misurabile a partire dai quantitativi di sedimenti recuperati)”.
Inoltre, Pirrera ha affermato: “Un altro paradosso in una Sicilia che soffre la siccità e non riesce ad utilizzare tutta l’acqua accumulata nelle dighe. Quanto è successo per la diga Trinità a Castelvetrano ha dell’incredibile: occorre svasare parte dei volumi piovuti ed accumulati con queste ultime piogge perché le dighe non sono autorizzate per collaudo al volume massimo. Dei 18 milioni di metri cubi della diga Trinità se ne possono contenere solo 2 milioni, il livello minimo di garanzia che è consentito dal Ministero dei Trasporti e Infrastrutture, e si perdono 130.000 mc/giorno.
Non entriamo nel merito dell’aspetto tecnico ma ci limitiamo a ricordare che un notevole volume, circa il 20%, è interrito al fondo e quindi è inutilizzabile. Certo nei decenni precedenti era comprensibile che non ci fossero risorse economiche per dragare ma oggi, questo costo è ampiamente compensabile perché sono da dragare terreni alluvionali, fortemente fertili e riutilizzabili per l’agricoltura (vigneti, uliveti anche di qualità). Tutto ciò si chiama Economia Circolare e questi servizi ecosistemici hanno una valenza maggiore nella nostra Sicilia che purtroppo vanta ancora il titolo di regione d’Europa, insieme ad alcune aree della Spagna, a maggior rischio desertificazione.
Una semplicissima soluzione basata sulla natura, oggi definita Nature based Solution, più semplice ancora dei suoli artificiali, i tecnosuoli, necessari per contrastare la desertificazione. Fertilità di terreni che non sono rifiuti, basta una banale caratterizzazione per esserne tutti convinti. Ed inoltre a beneficio, oltre che dell’agricoltura, per gli interventi idrogeologici a monte delle dighe, perché si tratta delle erosioni dei terreni a monte. Mentre a valle terreni che, trattenuti proprio dalle dighe, non arrivano più a mare ed accelerano i processi erosivi costieri.
Ci chiediamo quindi perché non dragare le dighe, il costo materiale è di fatto un intervento preventivo di protezione civile, a monte ed a valle, ed un beneficio per la sete della Sicilia. E oltre alla diga Trinità, c’è la diga Rubino sempre nel trapanese, e poi la diga Disueri a Gela, insomma acqua per la sete della Sicilia e terreni fertilissimi da recuperare per la agricoltura. I numeri dello svasamento ci dicono che sono costi recuperabili ! Partite di giro dovute! ”.