Il Castello Grifeo, dopo mesi di silenzio e polvere per via della pandemia, riapre con emozione i battenti e lo fa per accogliere un pubblico folto e curioso di partecipare alla XXIIIesima edizione del Premio nazionale di poesia Cittá di Partanna.
Sul palco, ad aprire la manifestazione, previo saluto del presidente dell'associazione Sipario, Giuseppe Tusa, e del sindaco Nicola Catania, un grande umorista: Gianni Nanfa. Con sapiente ironia e grande padronanza della scena Nanfa ha riservato al pubblico presente perle di saggezza (é necessario ricordare che è uno stimato docente) e grandi risate con battute sagaci e molto ironiche.
Nanfa si dimostra capace e intelligente, ed é esempio di come solo con passione e studio si possa permanere sulle scene per ben 50 anni.
Inizio pirotecnico per la manifestazione con l'interessante e appassionato monologo iniziale a cura di Anna Maria Varvaro che ha recitato e suonato il brano Ferite e l'indimenticabile esibizione canora di Marilisa Nastasi, accompagnata dalla chitarra suonata da Marco Accardo, che emozionato sulle note di Maria di Lucio Dalla. Questa piccola tredicenne é orgoglio di tutta la cittadina...e con la sua voce non smette di incantare.
Tra una premiazione e l'altra, emozioni in prosa, collegamenti videotelefonici (molto bello l'intervento di Giovanni Piazza, destinatario della prestigiosa Targa Barbera) con vari premiati assenti per motivi legati alla distanza e, dulcis in fundo, un monologo sulla violenza sulla donne recitato egregiamente dalla brava presentatrice Elena Pistillo.
Un momento molto alto in cui si é denunciata una piaga ancora troppo sanguinante della nostra epoca.
La commissione presente, presieduta dallo stimato A. Fundaró, quasi al completo non ha perso occasione di farsi conoscere accompagnando diversi premiati ed elogiandoli condividendo le motivazioni del Premio.
Per piú di due ore si è diffusa poesia.
La cultura prova, ancora una volta, a seminare il terreno di una Partanna curiosa e desiderosa di poesia.
Dopo mesi di restrizioni e proibizioni ha commosso vedere la sala degli archi di nuovo viva e oggetto di ammirazione da parte dai presenti che non conoscevano il nostro prezioso Castello.
C'é bisogno di cultura, c'é bisogno di poesia.
La cultura è un bene comune primario come l’acqua; i teatri, le biblioteche ed i cinema sono come tanti acquedotti (Claudio Abbado).
Non dimentichiamolo e assumiamoci la responsabilità di coltivare sempre di piú questa passione specie per le giovani generazioni.
Maria Elena Bianco