Maxiblitz di Palermo: l'asse tra Mafia e 'Ndrangheta

L'alleanza tra le due organizzazioni non si limitava al traffico di droga.

Redazione Prima Pagina Partanna
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13 Febbraio 2025 19:46
Maxiblitz di Palermo: l'asse tra Mafia e 'Ndrangheta

Il maxiblitz della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha scosso il mondo della criminalità organizzata, portando all'arresto di 181 persone tra boss, estorsori e affiliati ai principali clan mafiosi del capoluogo siciliano e della provincia. Al centro dell'inchiesta c'è la collaborazione sempre più stretta tra Cosa nostra e la 'ndrangheta calabrese.

L'alleanza tra le due organizzazioni non si limitava al traffico di droga, ma riguardava anche lo scambio di competenze tecnologiche. I padrini siciliani si affidavano agli esperti calabresi per l'acquisto di armi sul dark web e per schermare le loro comunicazioni, evitando così le intercettazioni delle forze dell'ordine.

Gli investigatori hanno scoperto che i boss utilizzavano cripto-telefonini, dispositivi in grado di garantire la massima sicurezza nelle conversazioni. Questi telefoni, dotati di schede della compagnia spagnola Movistar, erano collegati a una piattaforma di messaggistica criptata con sede a Malta. Grazie a questo sistema, era possibile scambiarsi messaggi, note vocali e immagini senza essere individuati.

Tra le intercettazioni spiccano i nomi di Nunzio Serio e Francesco Stagno, appartenenti al mandamento di San Lorenzo, che comunicavano con Emanuele Cosentino, detto il calabrese, per organizzare la consegna di cinque pacchi di droga.

Un aspetto particolarmente allarmante emerso dall'inchiesta riguarda i boss detenuti, che riuscivano comunque a mantenere il controllo sulle attività criminali grazie a telefoni nascosti. Con questi dispositivi, davano ordini all'esterno per l'acquisto di droga e per organizzare spedizioni punitive. L'ex direttore generale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Sebastiano Ardita, ha denunciato la gestione delle carceri, sottolineando che il sovraffollamento ha portato a decisioni discutibili, come quella di lasciare maggiore libertà di movimento ai detenuti più pericolosi.

Anche la Commissione Antimafia ha acceso i riflettori sulla situazione. La presidente Chiara Colosimo ha evidenziato la presenza di falle nel sistema: capita spesso che i giudici decidano la scarcerazione dei boss senza che le procure ne siano informate. La Commissione ha richiesto chiarimenti al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e ha annunciato che presto convocherà il suo capo per un'audizione.

Infine, l'inchiesta ha fatto emergere l'esistenza di talpe che avrebbero informato i mafiosi dei blitz imminenti. Tra i sospettati figura un avvocato, già indagato, che il 26 maggio 2023 avrebbe avvisato Giovanni Cusimano, boss di Partanna Mondello, delle indagini in corso e della presenza di microspie nell'auto del suo autista. Cusimano, intercettato, avrebbe commentato: “Il discorso è che... i carabinieri mi tengono sotto”.

L'inchiesta prosegue per far luce su tutte le complicità e assicurare alla giustizia i responsabili.

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