Ogni anno, il 27 gennaio, ci fermiamo a ricordare una delle tragedie più grandi della storia: l’Olocausto. È il giorno in cui, nel 1945, i soldati sovietici entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz, liberando i pochi sopravvissuti e mostrando al mondo gli orrori vissuti lì dentro.
Non è solo una data sul calendario, ma un’occasione per riflettere su ciò che è successo e sul perché non deve più accadere. È un momento per ricordare i milioni di persone uccise: ebrei, rom, disabili, omosessuali, oppositori politici. E per chiederci cosa possiamo fare, oggi, per rendere il mondo un posto più giusto e umano.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, milioni di vite sono state spezzate dalla follia nazista. Sei milioni di ebrei, insieme a tante altre persone, furono perseguitati e uccisi solo per quello che erano o per ciò in cui credevano.
Ricordare queste storie dolorose significa dare voce a chi non può più parlare, ma anche imparare dagli errori del passato. Non si tratta solo di conoscere i fatti, ma di capire quanto siano pericolosi l’odio, il razzismo e l’indifferenza. Ogni testimonianza, ogni libro, ogni visita a un luogo della memoria ci aiuta a tenere vivo il ricordo.
Il Giorno della Memoria non riguarda solo chi ha vissuto quella tragedia. Riguarda tutti noi. È un invito a non restare mai indifferenti di fronte a ingiustizie e discriminazioni. Anche oggi, purtroppo, ci sono situazioni in cui le persone vengono perseguitate o trattate male per la loro religione, il colore della pelle o le loro idee.
In molte città, scuole e associazioni organizzano iniziative per il 27 gennaio: mostre, incontri con sopravvissuti, film e letture. Questi momenti non servono solo per imparare, ma per riflettere su cosa possiamo fare nella nostra vita quotidiana. Spesso basta poco: essere gentili, accogliere le diversità, non restare in silenzio davanti a un’ingiustizia.
Ricordare il passato è importante, ma non basta. Dobbiamo impegnarci ogni giorno per costruire un mondo migliore, in cui nessuno venga discriminato o escluso. Come ci insegnano i sopravvissuti, la memoria è un dovere e una speranza.
Che il 27 gennaio non sia solo un giorno di ricordo, ma anche un momento per riflettere su come ognuno di noi può fare la differenza. Perché il futuro dipende da quello che scegliamo di fare, oggi.