Disabili: ci sono ma è come se non ci fossero

Disabili si, invisibili perché’?

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
31 Dicembre 2021 16:30
Disabili: ci sono ma è come se non ci fossero

Diciamocela tutta: i disabili sono un peso, un problema, una necessità sporadica per riempirsi la bocca di belle frasi. Di fatto sono invisibili su questo chi non concorda? Invisibili, anzi di più. Di certo nessuno che non sia un disabile o un parente di un disabile può saperlo bene, senza ipocrisie e falsità. Ho letto che due terzi degli italiani ritengono che le persone con disabilità siano quasi del tutto dimenticate dallo Stato ma anche dal sistema dell’informazione e dai singoli cittadini che non farebbero abbastanza per favorirne l’inclusione e far conoscere le loro principali esigenze.

Per correttezza dico che non mancano atteggiamenti concreti di sensibilità e solidarietà ma non mancano nemmeno, purtroppo, discriminazioni e pregiudizi: c’è disattenzione verso coloro che sono stati colpiti da menomazioni fisiche o psichiche e sulla loro condizione di vita, oggi aggravata dalla pandemia. Non dobbiamo nasconderci dietro un dito, è così. A volte ci penso e mi dico: come vivrebbe mia madre da disabile in questo periodo? Vivrebbe faticosamente da invisibile. Sono una curiosa e ho letto una indagine in cui risulta che bel il 63% degli italiani pensa che la divulgazione sulla disabilità sia insufficiente e il 79% ritiene che giornali, radio e televisioni non diano giusto spazio al tema.

Eppure si tratta di un mondo che riguarda il 15% della popolazione, tra soggetti direttamente coinvolti e loro familiari. Se pochissimi ne parlano come ricevere le informazioni utili sul “dopo di noi”, sulle barriere architettoniche, i trasporti e la vita indipendente, che risultano ancora oggi gli ambiti più ignorati? I canali scelti sono, in ordine di preferenza, l’azienda sanitaria locale, Internet e il medico di base. Questo indirettamente cosa ci dice? Che non può non prevalere sul tema disabilità impreparazione e indifferenza.

E no, non va bene. Talvolta si incappa anche in episodi di discriminazione. Litigi per un posteggio, bambini isolati a scuola, servizi non adeguati, assenza di scivoli idonei per i disabili in carrozzina e chi più ne ha più ne metta. Ammettiamolo, lo Stato destina pochissime risorse per le persone con disabilità: in media il 2,7% del Bilancio, nonostante quello reale sia più del doppio (5,6%). Bisognerebbe comunque fare di più perchè le famiglie con persone disabili sono, in genere, fragili economicamente.

Spesso quindi non solo la disabilità ma bisogna sopportare anche una incapacità economica oggettiva. Le famiglie spesso dispongono di una cifra insufficiente a sostenere le spese di mantenimento e cure mediche, i servizi educativi e la riabilitazione, oltre che per l’acquisto degli ausili per la mobilità e la ristrutturazione dell’abitazione, spesso necessaria per eliminare barriere e ostacoli. Questa condizione economica talvolta diventa ancora più precaria quando il caregiver familiare deve rinunciare al proprio lavoro per poter assistere a tempo pieno il parente disabile.

Eh, non ci avevate pensato vero? Purtroppo se una cosa non ci tocca spesso la si mette nel dimenticatoio. Come non parlare degli effetti negativi della pandemia sul costo della vita e sull’occupazione, che incidono pesantemente sulla condizione dei più fragili (il 30% del campione preso in esame pensa che le famiglie dei disabili siano state “del tutto penalizzate”)? Un tema di cui si parla troppo poco è il “Dopo di noi”: appena il 19% degli interpellati infatti ritiene che sia determinante la costruzione del futuro delle persone con disabilità “alla scomparsa dei genitori”.

Questo invece è di una importanza fondamentale. Tutti i dubbi e i punti di domanda che emergono svelano quanta strada ancora ci sia da fare per aumentare la consapevolezza delle esigenze e dei bisogni delle persone con disabilità e delle loro. Tra le azioni possibili che agevolerebbero il superamento degli ostacoli che queste persone devono affrontare ci sono sicuramente il fare chiarezza sui diritti, sul lavoro, poi certamente il “Dopo di noi”, il cohousing e il diritto alla sessualità.

Eh si perché un disabile ha esigenze identiche ad un normo dotato. Ha voglia e bisogno di lavorare, di fare sesso, di poter essere in qualche modo indipendente. Sul lavoro l’incapacità all’inclusione sembra essere più tosta. C’è una specie di ritardo culturale nell’inclusione lavorativa dei disabilied è ora di ammettere che viviamo in una cultura dello scarto,lo stesso Papa Francesco ne ha parlato.Serve un cambio di passo, in Italia le persone con disabilità sono più di tre milioni: una grande risorsa che deve essere valorizzata per le sue peculiarità.

Da che ho conosciuto il mondo della disabilità personalmente sono estremamente sensibile alla tematica e comprendo quanta lunga sia la strada da percorrere intanto io ne parlo, ne scrivo, mi informo e condivido sperando in una maggiore sensibilizzazione e maturità sociale e politica che a mio avviso è urgente.

Maria Elena Bianco

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