Consiglio Comunale umiliato, città tradita: la DC rompe il silenzio

La posizione ufficiale dei consiglieri della DC, Mendolia e Trinceri dopo il consiglio del 16 giugno

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
17 Giugno 2025 19:55
Consiglio Comunale umiliato, città tradita: la DC rompe il silenzio

Riceviamo e pubblichiamo 

Quello andato in scena in Consiglio comunale a Partanna è stato uno spettacolo triste, un copione stanco scritto male e recitato peggio. Sembrava di essere tornati alla peggiore stagione della Prima Repubblica, quando il potere non si esercitava con il dialogo ma con l’imposizione, con il silenzio calato a comando e le decisioni prese altrove. Due semplici emendamenti. Due proposte concrete dell’opposizione – non ideologiche, non destabilizzanti, non provocatorie – su temi che riguardano direttamente la qualità della vita dei cittadini: manutenzione delle strade urbane, potenziamento degli uffici tecnici.

Proposte che, in un contesto normale, sarebbero state discusse, valutate, magari anche accolte. Perché il bene della città dovrebbe venire prima delle dinamiche da cortile della maggioranza. Invece no. Le consigliere di maggioranza Mendolia e Trinceri hanno scelto di essere critiche su alcune scelte dell’Amministrazione allo scopo di esercitare fino in fondo il proprio ruolo istituzionale con responsabilità e indipendenza di giudizio e per questo hanno votato favorevolmente gli emendamenti presentati dall’opposizione il resto della maggioranza ha alzato il muro.

Nessun confronto, nessuna apertura, nessun rispetto dei ruoli. Hanno preferito calare il solito diktat: “O si fa come diciamo noi, o niente”. Non un atto di forza: un atto di debolezza politica travestita da muscolarità. Una dimostrazione di insicurezza, mascherata da una presunta superiorità numerica. Il punto è che i numeri non sono bastati. Hanno detto “no” agli emendamenti solo per affermare il loro potere, solo per ribadire che possono decidere anche da soli. Ma nel momento in cui si è arrivati alla votazione finale, quella stessa maggioranza è implosa sotto il peso della propria arroganza.

La variazione di bilancio è saltata. Bocciata. Fallita. Chi governa con l’arroganza prima o poi inciampa nella propria ombra. Non si è voluto costruire nulla, non si è cercata una sintesi, non si è fatto nemmeno finta di ascoltare. Si è preferito umiliare l’opposizione e quella parte di maggioranza non allineata, fingendo di essere forti. Ma il vero fallimento è stato umiliare le istituzioni, riducendo il Consiglio Comunale a un’esibizione di autoritarismo senza contenuti. Voler far ricadere la colpa su chi mostra apertura, buon senso e disponibilità alle proposte finalizzate al bene comune, significa strumentalizzare la verità facendo leva su temi importanti e delicati; uno su tutti quello della disabilità.

Dunque, nel rispetto delle Istituzioni e della verità, è doveroso chiarire quanto segue:

1. Nessun “no” ai bisogni dei cittadini. La bocciatura della variazione non rappresenta un rifiuto ai servizi, ma la conseguenza diretta di un’impostazione rigida e autoreferenziale. L’Amministrazione ha rifiutato ogni confronto, forzando i tempi e ignorando le richieste legittime di discussione e miglioramento.

2. Gli emendamenti dell’opposizione erano costruttivi. Le modifiche proposte (70.000 euro per la manutenzione stradale e 30.000 euro per automezzi comunali) erano concrete, puntuali e non alternative all’ampliamento del cimitero. L’integrazione era possibile, ma è mancata la volontà politica di farlo.

3. No alle strumentalizzazioni su temi delicati. Mettere nello stesso pacchetto disabilità, cimitero, pubblica illuminazione, rally, incarichi esterni e protezione civile, equivale a usare temi sensibili come scudi ideologici per screditare chi legittimamente valuta un atto. La responsabilità di legare misure urgenti a scelte discutibili, è una precisa responsabilità politica da imputare esclusivamente all’Amministrazione.

4. Il danno erariale lo causa chi non sa costruire consenso. Un’Amministrazione che non riesce a far approvare i propri atti dovrebbe interrogarsi sulle proprie scelte. Non si può pretendere un voto favorevole in virtù della propria posizione: il merito degli atti conta più dei proclami.

5. No al ricatto politico. Non si può chiedere approvazione cieca su tutto. Ogni voce di bilancio va discussa e pesata. E se oggi è tutto fermo, è perché il metodo è sbagliato: governare non è imporre, ma mediare, convincere, ascoltare.

6. Chi governa ha il dovere del dialogo. Presentare un atto da quasi un milione di euro senza accettare il confronto né con l’opposizione né all’interno della stessa maggioranza, non è leadership. È isolamento. Ed è proprio questo isolamento che ha fatto naufragare l’atto. Non ci sono state “nuove visioni”. Non c’è stata responsabilità. Non c’è stata leadership. Solo una volontà ossessiva di chiudersi, escludere, respingere. Come se il confronto fosse un problema da evitare, non una ricchezza da valorizzare.

Il risultato? L’ennesima occasione persa. E a pagare, come sempre, è stata la Città. Un’Amministrazione che rifiuta il dialogo non è forte: è debole. È miope. È inadeguata. Chi guida oggi la maggioranza si faccia una domanda seria: cosa rimane del potere quando fallisce anche il buon senso? Noi siamo pronti a fare la nostra parte. Con proposte, con responsabilità, con senso delle Istituzioni. Ma non resteremo in silenzio mentre chi governa calpesta le regole basilari della democrazia, solo per nascondere la propria incapacità di costruire una visione condivisa.

Sul bilancio non si fa propaganda. Si governa con responsabilità. E la politica vera si misura nel confronto, non nella paura di ascoltare.

La Democrazia Cristiana di Partanna

Giuseppe Bianco - Commissario cittadino

Antonella Mendolia - Consigliere comunale Giuseppina Trinceri - Consigliere comunale Michele Simplicio - Presidente regionale dei giovani

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