La Corte d'Appello ha annullato la confisca dei beni all'ex patron della Valtur

L'imprenditore castelvetranese Carmelo Patti fu accusato di essere un prestanome di Messina Denaro

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
12 Aprile 2024 13:21
La Corte d'Appello ha annullato la confisca dei beni all'ex patron della Valtur

La Corte di Appello di Palermo ha annullato il decreto del Tribunale di Trapani che nel 2018 aveva disposto il provvedimento nei confronti di Carmelo Patti che nel frattempo è deceduto. L’ex patron della Valtur venne anche accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma il procedimento fu archiviato su stessa istanza della Procura. Per anni fu accusato dagli inquirenti di essere uno dei tanti prestanome del boss Matteo Messina Denaro, nel frattempo arrestato e deceduto lo scorso anno.

La Corte di Appello di Palermo, sezione misure di prevenzione, ha annullato il decreto del Tribunale di Trapani che, nel luglio del 2018, aveva disposto la confisca dei beni dell’ex patron della Valtur. Nella sentenza si esclude che Patti abbia avuto nel corso della sua attività rapporti di «vicinanza» con l’associazione mafiosa. L’imprenditore era difeso dagli avvocati Francesco Bertorotta, Roberto Tricoli, Raffaele Bonsignore, Angelo Mangione, Marco Antonio Dal Ben e Giuseppe Carteni.

«Prendendo in considerazione il materiale probatorio - scrivono i giudici - complessivamente raccolto sia nel corso del primo grado che nel grado di appello deve escludersi che siano emersi concreti sintomi della pericolosità sociale del proposto, essendo rimasta dimostrata una vicinanza a soggetti, a loro volta vicini all’associazione mafiosa, in assenza di concreti elementi indiziari relativi a una cointeressenza di esponenti mafiosi nelle attività imprenditoriali di Patti».

La corte ha altresì escluso che Patti abbia costruito il suo impero con metodi illeciti «restituendogli, seppure post mortem, - dicono i legali - quella onorabilità ingiustamente macchiata nel corso dei 13 anni di processo di prevenzione».

«Si potrebbe dire che il tempo è galantuomo - proseguono gli avvocati - restano, però, i segni di una aggressione mediatica ingiustamente subita dal cavaliere Patti che è stato indicato al pubblico di molte trasmissioni televisive e dalla stampa nazionale come un imprenditore vicino al contesto mafioso di Castelvetrano».

«Il cavaliere Patti è deceduto incensurato ed è stato assolto da tutti i processi nei quali è stato chiamato a difendersi ed ha dedicato la sua vita al lavoro ed alla crescita delle sue aziende dopo essere emigrato al nord Italia all’età di 26 anni - conclude il collegio difensivo-

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza