11 novembre San Martino: tra storia e tradizioni

Redazione Prima Pagina Partanna
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11 Novembre 2020 13:19
11 novembre San Martino: tra storia e tradizioni

La nebbia agli irti colli/ piovigginando sale/e sotto il maestrale /urla e biancheggia il mare…ma per le vie del borgo/ dal ribollir dei tini/va l’aspro odor dei vini/ l’animo a rallegrar… Chi non la conosce e la recita per intero? Questa è una delle poesie del Carducci che tutti sanno e che recitano con naturalezza, qualcuno anche l’ha imparata grazie a Fiorello (Carducci, perdonalo), diciamolo, non l’ha imparata a scuola ma l’ha cantata poi grazie alla canzone. San Martino è un santo che piace, a cui ci si affeziona senza sapere perché, un santo che ci piace festeggiare proprio in quel periodo dell’anno in cui i frantoi si riempiono d’oro verde e quel profumo arzente vola sopra la città.

Tra il profumo di pane appena sfornato ed il carattere dell’olio nuovo vi chiedo: sapete qualcosa di San Martino? No. Bene, ve lo diciamo noi. Innanzi tutto cominciamo da un aspetto che mi piace tanto: l’11 novembre si festeggia l’estate di San Martino. Con questa locuzione viene denominato quel periodo autunnale dell’anno caratterizzato da un relativo tepore e da condizioni climatiche buone, anche in seguito a giornate che hanno già fatto sentire il freddo della stagione. Di fatto ci sono ancora giornate con un sole splendente, si fatica a credere che sia Novembre inoltrato.

Solitamente l’Estate di San Martino, negli anni in cui si presenta, tipo quest’anno, si manifesta nei primi giorni di Novembre, vicino alla giornata dedicata appunto a San Martino: l’11 novembre. Ma chi era San Martino? Lui nacque nel 317 o nel 316 in Sibaria, in una città di quella che oggi conosciamo come Ungheria e venne chiamato Martino, nome che significa “Piccolo Marte”, in onore del Dio della Guerra. Nome scelto con forza dal padre che era un veterano e che aveva già deciso il destino del Santo sin dalla tenera età: avrebbe fatto carriera nell’esercito.

Quando Martino era ancora un bambino, la famiglia si trasferì a Pavia, dove il Santo venne educato e costretto dal padre, a soli 15 anni, a fare il giuramento militare.  E così fece carriera nelle armi e divenne Circitor, addetto, cioè, alla ronda notturna e all’ispezione dei posti di guardia. Ebbe una vita molto complessa, spesa tra il dovere di non deludere il padre e la vocazione ardente, e a lui sono legate tante leggere e storie particolari, come la storia del mantello che si narra martino non ebbe esitazione a tagliarlo a metà per donarlo ad un mendicante.

Martino morì l’8 novembre del 367, presso l’odierna candes, dopo aver pronunciato una frase divenuta famosa: “Il seno di Abramo sta per accogliermi”. Il corpo di Martino fu ricondotto a Tours, navigando in lungo ed in largo la Loira, dove giunse l’11 novembre. Le sue esequie furono seguite da tantissimi devoti. Come tutti i Santi anche Martino è un protettore, e protegge gli albergatori, fanti, forestieri, cavalieri, fabbricanti di maiolica, militari, mendicamti, osti, vendemmiatori, viticoltori, sarti, sinistrati e oche.

A San Martino si bene buon vino, Novello, e si mangiano le Mufolette, con o senza semi di finocchio o anice. De gustibud non disputandum est… A tal proposito abbiamo il piacere di condividere un aneddoto sulle Muffulette a cura di Rosario Scalia. MUFFULETTE Alcuni anni fà ( forse a Partanna neanche si facevano ) ricordo con Piacere Don Mimì, un Uomo che ha fatto una vita và e veni da Gibellina a vendere frutta...

quindi conosceva benissimo questa tradizione Gibbellinese . Lu jornu di San Martinu si mancianu li MUFFULETTE. Chiddi ibbiddinisi però picchì sulu dda li fannu boni. Ricordo che ne portava sempre una a mio padre (conoscendo le sue origini). Quando questo signore si ritirò in pensione non andò più a Gibellina... Qualche giorno prima mi disse: - Sarù avannu nenti MUFFULETTE… - Picchi Don Mimì ? - un ci pozzu iri, la vista un m'accumpagna. - ‘nca Don Mimì si vossia permetti  un ci lu pozzu accumpagnari jè ? - Sissi Sarù,  dumani matinu a li 5 davanti la me porta.

-Don Mimì a li 5? - si prestu ci a ma ghiri... È così inizio una nostra tradizione che durò molti anni fino a quando Don Mimì poteva uscire. Ogni 11 Novembre alle 5 spaccate ero davanti la casa di Don Mimì, lui mi aspettava all'uscio con il suo bastone e quando arrivavo la prima cosa che faceva era guardare l'orologio, poi guardandomi senza dire niente mi dava la sua approvazione che non avevo “sgarrato” l'orario. Arrivavamo al forno a Gibellina, come si suol dire, seggia e cappeddu.

Un rispetto smisurato si è guadagnato sul campo il caro Don MIMI’, che con poco mi ha insegnato il valore di un impegno, la preziosità della parola data e la poesia di una tradizione.   Oggi Muffuletti pi tutti…

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