Tunisia, La Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne

Redazione Prima Pagina Partanna
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25 Novembre 2020 16:49
Tunisia, La Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne

Quest'anno, la violenza di genere è aumentata in molti paesi anche a causa delle misure messe in atto per combattere la pandemia di coronavirus. In Tunisia, il lockdown della primavera, seguito dal coprifuoco ancora oggi imposto fino alle 20, ha portato a un aumento della violenza domestica. Nel 2017 il paese ha approvato una legge contro la violenza contro le donne, ma le misure di attuazione sono lente a concretizzarsi. All'ospedale Mongi Slim della capitale Tunisi, Ahlem Belhadj, storica attivista femminista tunisina e psichiatra, riceve molte donne.

L’obbligo di trascorrere più tempo a casa ha sconvolto l'equilibrio in molte case: "Lo spazio interno è generalmente lo spazio delle donne. Quando il marito è più presente - pulire, mangiare, crescere i figli - c'è più stress, più tensione, più irritabilità, c'è più azione”. Anche la chiusura dei caffè a partire dalle 16.00 pone un problema: "Il caffè ha un ruolo sociale estremamente importante in Tunisia. Gli uomini ne sono stati privati, e questo ha causato molte difficoltà”.

Le donne sono dovute fuggire dalle loro case, che sono diventate un inferno vivente: "Il numero di rifugi per le donne vittime di violenza è quintuplicato”. Yosra Frawes, presidente dell'Associazione tunisina delle donne democratiche, ha visto crescere questo numero durante il lockdown. Ha persino chiesto conto al ministro della Giustizia delle 7.000 denunce di violenza domestica: "Ci ha dato una cifra davvero terribile. Ha detto che dei 7.000 casi segnalati, sono stati ricevuti solo 126 reclami”.

Le associazioni tunisine che da anni si occupano di violenza di genere quest’anno non potranno scendere in piazza, ma ribadiscono il loro messaggio forte con un comunicato firmato da associazioni e sindacati e un grande slogan: La violenza contro le donne uccide come la pandemia. Basta! Siamo stanche di contare le vittime! Ecco un estratto del comunicato (l’originale in lingua francese e araba è disponibile qui): "Violenza contro le donne: una questione di sicurezza nazionale, le statistiche non bastano, lo Stato e la società civile devono prendere misure urgenti per proteggere le vittime e ottenere giustizia. In memoria di Rahma, 29 anni, assassinato il 25 settembre 2020; Farah, 10 anni, è morto il 05 ottobre 2020 dopo essere stata spinta in un tombino a Bhar Lazreg; decine, centinaia, persino migliaia di donne che sono cadute nell'oblio.

A chi è minato dal terrore, dalla disperazione e dal dolore, a chi ha ceduto ai colpi di un coniuge violento, o ha perso la vita andando a lavorare nei campi e nelle campagne, quando era stipato dalle decine di persone in scomodi e indecenti furti, anche per il trasporto del bestiame.A coloro che vengono uccisi dalla discriminazione, dalla violenza, dallo sfruttamento economico e dallo stigma sociale, più che dal terrorismo e dalla pandemia di Covid-19. Siamo sopraffatti dal numero delle vittime e dei morti, è tempo di alzare la voce per un cambiamento profondo.  Nel nostro Paese, a quasi tre anni dall'entrata in vigore della legge n.

2017-58 sull'eliminazione della violenza contro le donne, va notato che il fenomeno della violenza continua ad aumentare. Il contesto epidemico e sanitario, l'instabilità e le tensioni politiche e la crisi economica e sociale senza precedenti che la Tunisia sta attraversando hanno portato alla luce una realtà da tempo negata e nascosta, o addirittura giustificata e scusata. Va da sé che la preoccupante ascesa di correnti conservatrici e retrograde nelle ultime elezioni ha innegabilmente rafforzato il clima di impunità e banalizzazione della violenza, dando libero sfogo ad attacchi che hanno preso di mira in particolare attiviste femministe, donne politiche, giornaliste, artiste e sindacaliste e tutte le forze vive della popolazione. In questa “Giornata mondiale contro la violenza contro le donne”, ci alziamo in piedi per denunciare l'inerzia assordante e l'immobilità dei poteri pubblici di fronte alla spettacolare ascesa di questo fenomeno, che minaccia seriamente la pace sociale e ostacola chiaramente la possibilità delle donne tunisine di raggiungere la piena cittadinanza. Profondamente convinti che tutti i progressi in termini di uguaglianza di genere e di lotta contro la violenza sessuale e di genere sono stati possibili solo grazie alla mobilitazione e alla pressione dei movimenti militanti, femministi, sindacali e per i diritti umani, e solo quando la rabbia e il disordine sono organizzati e strutturati e poi si manifestano ed esprimono per imporsi nel dibattito pubblico; chiediamo un intervento urgente, globale e sistemico, commisurato alla gravità della situazione. Siate profondamente consapevoli che la rabbia, la solidarietà, il lavoro per cambiare le leggi e le mentalità e per accompagnare le donne vittime di violenza non eliminano da sole la violenza e non scoraggiano gli aggressori, senza che lo Stato e la società se ne assumano la piena responsabilità, partendo dall'affrontare le cause profonde del fenomeno nell'educazione e dalle leggi discriminatorie che perpetuano l'inferiorità delle donne nella sfera privata e pubblica".

Marta Bellingreri        

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