Proverbi siciliani: campari 100 anni

Continua la rubrica curata da Giovanni Buscaglia con un proverbio sul farsi i fatti propri

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
07 Gennaio 2022 15:00
Proverbi siciliani: campari 100 anni

Cu si fa li fatti so’, campa cent’anni.

Chi si fa i fatti suoi campa cento anni.

Questo è un proverbio sfaccettato che può prestarsi a molteplici interpretazioni. È una storia strana quella che ne esce fuori, perché contrasta con l’atteggiamento solare e ospitale del siciliano che lo portano ad interessarsi, ad accogliere, ad agevolare l’altro e del siciliano riservato, quello discreto, che si fa i fatti suoi e che sotto sotto tende a scivolare verso l’omertà. C’è chi si interessa dei fatti degli altri e lo fa per una sua indole caratteriale e di apertura ed è tipico di chi vuole conoscere nuove persone, nuova gente, che tenta sempre di attaccare bottone per avvicinarsi, confrontarsi e per quella lungimiranza che fa l’occhiolino all’opportunismo: “cu lu sapi si un ghiornu pozzu aviri di bisognu?” (chi lo sa se un giorno posso avere bisogno?).

Poi c’è quello che indaga con morbosità, con gli occhi e lo sguardo che scrutano, che cercano di scavare, per carpire chissà quale segreti e tenere in scacco l’altro soprattutto se diventa l’avversario. Poi ci sono quelle dietro le finestre, che quando passa qualcuno aguzzano gli occhi e le orecchie per vedere e ascoltare meglio, per cercare di capire “cu è e a cu apparteni”, sempre attente e vigili come quelle o quelli che stanno sempre su Facebook a spiare i profili degli altri senza mostrare o aggiornare il loro e che poi al telefono e in conversazioni da salotto o da cortile, sapendo tutto di tutti, aggiornano in tempo reale, riportando fatti e personaggi con un pizzico di malignità, magari amplificando e guadagnandoci sopra creando disagi, imbarazzi, avversità, liti; di questi\e si dice: “megghiu ‘mmucca a un cani chi ‘mmucca di chissa” (meglio in bocca ad un cane che sulla bocca di questa) o più pesantemente: ”avi la lingua comu chidda di Sant’Antoniu di Padova, chi dopu mortu si cci muvìa ancora” (ha la lingua come quella di Sant’Antonio di Padova, che dopo morto si ci muoveva ancora).

Ecco, questi sono quelli che non si fanno i fatti loro e che secondo il proverbio non dovrebbero campare 100 anni! Poi c’è l’anima brutta di questo proverbio, dove aleggia la cultura e l’atteggiamento mafioso.

Chi lo “consiglia” di solito lo dice per “avvertimento”, intimidire, spaventare, minacciare. In certi ambienti si viene educati a “farisi li fatti so’”, al silenzio, all’omertà e lo si fa per questioni di sopravvivenza; una regola di vita che garantisce incolumità e rispetto e che certe volte serve anche a proteggere la vita dei propri cari, soprattutto se lo si osserva sino a morire. Un servizio fatto da “Studio Aperto” il tg delle 18:30 di Italia1 (04/11/2021) informava che sulle Madonie ci sono borghi dove abbonda la presenza di ultra centenari; la percentuale è così elevata che studiosi si sono recati sul posto per cercare di capire, analizzare, studiare le condizioni ambientali, climatiche e persino il DNA di queste persone: parliamo 105, 107, 102… all’intervista dei giornalisti che chiedevano: “quali abitudini prediligere?” ”quale alimentazione fare?” “cosa bisogna fare per vivere a lungo?” le risposte sono state tante e svariate: lavorare, tenersi impegnati, fare un’alimentazione corretta...

Un signore perentorio e con molta convinzione esclama: “Farisi li fatti so!” chiaramente ho riso. Che sia veramente questo il segreto per campari cent’anni?

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