La “pax mafiosa” nel territorio trapanese garantita da Matteo Messina Denaro?

La recente operazione “Hesperia” ha riaperto il dibattito sulla latitanza del capo di “cosa nostra”

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
07 Settembre 2022 09:10
La “pax mafiosa” nel territorio trapanese garantita da Matteo Messina Denaro?

La recente operazione “Hesperia” condotta dai carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Trapani che hanno dato esecuzione a provvedimenti emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di circa 70 soggetti (35 dei quali gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro) impone una seria riflessione a partire da una constatazione: la mafia nel nostro territorio è “viva e vegeta”.  Proprio uno degli arrestati, il nome certamente più importante, Franco Luppino, uscito dal carcere tre anni fa dopo una lunga condanna, stava cercando di riorganizzare “cosa nostra” nel territorio compreso Campobello di Mazara, Mazara del Vallo, Castelvetrano, Marsala, le relazioni fra i vari mandamenti e con le altre cosche siciliane ed il tutto nel nome e per conto del “superboss”, latitante dal 1993 e considerato il capo di “cosa nostra”, Matteo Messina Denaro, con il quale lo stesso Luppino vantava di essere in contatto tanto che in un'intercettazione dice, a chi lo ascolta: "E' vivo e vegeto".

Pertanto da quanto emerso attraverso le indagini sembra fugato ogni dubbio sulla “leadership” di Matteo Messina Denaro, condannato all'ergastolo il 21 ottobre 2020 dalla Corte D'Assise di Caltanissetta per essere stato uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D'Amelio, in seno alla mafia della Sicilia occidentale. Probabilmente dopo aver consumato alcuni anni della sua latitanza fuori dal “suo” territorio, lo stesso Messina Denaro, oggi 60enne, avrebbe deciso di ritornare in quei luoghi governati per anno dal padre Francesco legatissimo al clan dei corleonesi guidati dal “capo dei capi” Totò Riina.

Chissà che il “superboss” non abbia impartito nuovi ordini, vista anche la lunga scia di arresti in questi anni fra la sua cerchia più stretta, al fine di colmare e superare una “crisi di potere" dovuta dalla mancanza di un "collante generazionale” all'interno della cosca trapanese causato dalla scomparsa di alcuni grandi vecchi (diversi arrestati e qualcuno deceduto) che garantivano quella "cinghia generazionale" fra la vecchia mafia corleonese e la nuova generazione per la quale lo stesso Matteo Messina Denaro sarebbe divenuto un “mito”.

Qualche anno fa, in occasione dell’operazione “Anno Zero” fu paventato, soprattutto dopo l’omicidio Marcianò nelle campagne campobellesi, il serio rischio di una nuova guerra di mafia con azioni violente per il controllo del territorio, una guerra fra personaggi “emergenti” e non e la cerchia più stretta a sostegno del superlatitante castelvetranese. In quel contesto tornò in auge il dibattito sul presunto controllo del territorio esercitato dal super boss latitante Matteo Messina Denaro sul quale in questi anni si sono ventilate diverse ipotesi circa la sua mancata cattura.

Si è così ipotizzato anche che  avesse cambiato volto ed identità rimanendo nel territorio; altra ipotesi quella di una sua latitanza nella vicina Tunisia, facilmente raggiungibile in gommone in pochissime ore, o addirittura in Sudamerica. Chissà che la sua "nuova presenza", con la riorganizzazione della rete mandamentale nel territorio, sia funzionale al mantenimento dello “status quo”, a dare continuità a quella “pax mafiosa” che ha consentito a “cosa nostra” in questi due decenni di perseguire i suoi affari senza spargimento di sangue.

E’ sempre la stessa però la domanda che si pongono i cittadini: quando sarà messa la parola fine alla latitanza di Matteo Messina Denaro? Lo Stato ha posto in questi anni tutti gli uomini ed i mezzi necessari per arrestarne il suo potere? A queste domande dovrebbe in primis rispondere l’intera classe politica che ha governato negli ultimi anni; l’auspicio che coloro che governeranno il Paese e la Regione nei prossimi possano dare risposte con azioni concrete e non battersi solo il petto o fare mera presenza nelle ricorrenze delle stragi o degli omicidi di mafia.

Francesco Mezzapelle

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza