Mafia in provincia di Trapani: la relazione della DIA

La Direzione Investigativa Antimafia presenta la Relazione sull'attività svolta e i risultati conseguiti nel 2024

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
27 Maggio 2025 16:47
Mafia in provincia di Trapani: la relazione della DIA

È stata presentata a Roma la “Relazione sull'attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel 2024”, relativa all'analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso. La struttura del documento “è stata impostata sulle matrici mafiose, con l’intento di descriverne l’operatività nel loro complesso, declinandone poi le presenze a livello territoriale, lo specifico modus operandi adottato nei vari contesti d’area e dando risalto alla descrizione delle azioni di contrasto di tutte le componenti del sistema antimafia. Infine, un’attenzione particolare è stata riservata anche alle risultanze tratte dalle interdittive antimafia emesse dalle Prefetture, unitamente ai più recenti istituti giuridici rivolti al reinserimento delle aziende “contaminate” nel circuito imprenditoriale sano, graduando così l’intervento nell'ottica di un giusto bilanciamento con le regole del libero mercato e dell’occupazione".

In quattro delle 424 pagine che compongono la Relazione (dalla pagina 273 alla 276) sono compendiati i risultati operativi sul fronte del contrasto alla criminalità mafiosa nella Provincia di Trapani. Di seguito, lo stralcio riguardante il territorio trapanese.

Provincia di Trapani

Cosa nostra trapanese, caratterizzata da un familismo particolarmente accentuato ed un forte senso di appartenenza ed omertà, storicamente collegata a quella palermitana, continua ad essere articolata in 4 mandamenti: di TRAPANI, di ALCAMO, di MAZARA DEL VALLO e di CASTELVETRANO a loro volta suddivisi in 17 famiglie.

Le 4 famiglie di Trapani, di Custonaci, di Paceco e di Valderice del mandamento di Trapani. Le 3 famiglie di Alcamo, di Calatafimi e di Castellammare del Golfo del mandamento di Alcamo. Le 4 famiglie di Mazara del Vallo, di Marsala, di Salemi e di Vita del mandamento di Mazara del Vallo. Le 6 famiglie di Castelvetrano, di Campobello di Mazara, di Gibellina, di Partanna, di Salaparuta/Poggioreale e di Santa Ninfa.

L’attività di analisi svolta nel territorio della provincia di Trapani ha evidenziato un’incessante azione della Magistratura e delle forze di polizia, che ha continuato a produrre arresti di soggetti ritenuti fiancheggiatori di Matteo MESSINA DENARO (arrestato dai Carabinieri il 16 gennaio 2023, dopo una latitanza iniziata nel 1993, e deceduto il 25 settembre 2023), confermando nel contempo il ruolo di centralità della famiglia di CAMPOBELLO DI MAZARA (l’11 luglio 2024 è stata emessa la sentenza di condanna a 14 anni di reclusione nei confronti di una delle sorelle di Matteo MESSINA DENARO, già in carcere dal 2022; nelle motivazioni della sentenza si desume un pieno, effettivo, duraturo e consapevole inserimento della stessa all’interno dell’associazione mafiosa).

Il 12 gennaio 2024, il Tribunale di Palermo ha condannato due soggetti che, arrestati nel 20231141, erano accusati di favoreggiamento della latitanza di MESSINA DENARO presso la propria abitazione di Campobello di Mazara. Il 13 febbraio 2024, i Carabinieri, unitamente alla Polizia di Stato, hanno eseguito un’ordinanza custodiale nei confronti di 2 fratelli di Campobello di Mazara responsabili di favoreggiamento della latitanza del noto capo mandamento di Trapani al quale fornivano supporto logistico per gli spostamenti nel territorio. Il 13 marzo 2024 è intervenuta la condanna di un soggetto di Campobello di Mazara arrestato il 16 gennaio 2023 mentre faceva da autista al defunto MESSINA DENARO (il predetto si sarebbe occupato, insieme ai suoi figli, già arrestati a febbraio 2023, degli spostamenti del defunto capo mafia, degli aspetti organizzativi della latitanza ed anche della riscossione dei soldi per conto di quest’ultimo).

Il 27 marzo 2024, i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza custodiale nei confronti di 3 persone per concorso esterno in associazione mafiosa. I tre arrestati sono accusati di aver favorito, a vario titolo, la latitanza del citato boss. In particolare, un arrestato è stato accusato di aver prestato la propria identità al defunto latitante, al fine di ottenere documenti falsi utilizzati per acquistare un autoveicolo ed un motoveicolo; un altro avrebbe avuto un ruolo nel disbrigo delle pratiche relative alle cure mediche di cui necessitava il defunto capo mafia; un altro ancora avrebbe messo a disposizione dell’allora latitante la propria utenza telefonica.

Il 17 luglio 2024, infine, a Mazara del Vallo, i Carabinieri e la Polizia di Stato, hanno individuato un ulteriore fiancheggiatore. Nonostante l’assenza di MESSINA DENARO, nel territorio trapanese, la gestione “dinastica” degli affari illeciti condotti dalle famiglie mafiose, continuerebbe ad essere ripartita secondo il principio della competenza territoriale mafiosa. La conferma giunge anche dall'operazione convenzionalmente denominata “Olegna” in cui storici esponenti mafiosi del mandamento di MAZARA DEL VALLO, inquadrati in seno alla famiglia mafiosa di SALEMI, si riunivano con un appartenente alla consorteria di CASTELVETRANO affinché costui fungesse da intermediario con l’allora latitante MESSINA DENARO Matteo per la trattazione di affari di natura illecita.

Il 25 luglio 2024, la Corte d’Appello di Palermo, nell'ambito del processo scaturito dall'operazione “Cutrara” (nell'inchiesta sono stati documentati contatti tra il capo della famiglia di Castellammare ed esponenti della famiglia di New York) del 2020, ha emesso la sentenza di condanna nei confronti del capo della famiglia di CASTELLAMMARE DEL GOLFO.

La mafia trapanese avrebbe sviluppato nel tempo un particolare modus operandi di tipo collusivo-corruttivo finalizzata ad inserirsi in vari ambiti dell’economia, dell’imprenditoria e delle amministrazioni locali. Al riguardo, si segnala che nell'aprile 2023 è intervenuta la condanna di primo grado a 12 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, emessa nell'ambito dell’operazione del 2019 “Scrigno”, nei confronti di un ex deputato regionale.

Il 21 febbraio 2024, il Tribunale di Marsala ha condannato un consigliere comunale di Petrosino ed un soggetto mafioso marsalese per voto di scambio, già tratti in arresto dai Carabinieri il 3 marzo 2023 con riferimento alle elezioni comunali del giugno 2022.

Il 27 marzo 2024, a seguito dell’operazione “Scialandro” che coinvolgeva le famiglie mafiose di TRAPANI, VALDERICE e CUSTONACI (eseguita nell'ottobre 2023 dalla DIA, dalla Polizia e dai Carabinieri, l’inchiesta aveva messo in luce sinergie e connivenze tra taluni esponenti della politica locale e quelli delle consorterie mafiose evidenziando altresì che le condotte degli indagati, erano finalizzate, all'assegnazione “pilotata” di incarichi per la fornitura di beni e servizi a favore di talune imprese nonché alla fornitura di ristori previsti in occasione del periodo relativo alla pandemia da Covid-19, a favore di soggetti segnalati da soggetti mafiosi del territorio che non avevano i requisiti previsti; una di queste ditte aveva proceduto all'assunzione fittizia di un ergastolano allo scopo di consentirgli di beneficiare dell’istituto della semilibertà), è stata ripristinata la misura della custodia cautelare in carcere, nei confronti di un soggetto responsabile di associazione mafiosa, concorso esterno ed intestazione fittizia di beni.

Il 16 settembre 2024, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza custodirle nei confronti di 10 persone, indiziate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso (tra i destinatari del provvedimento figurerebbe anche un politico di Alcamo che avrebbe chiesto sostegno elettorale alla famiglia mafiosa locale, in occasione delle elezioni regionali del 2022), estorsione, spaccio di stupefacenti, detenzione di armi ed altro. Le attività investigative hanno ricostruito gli assetti organizzativi ed il rinnovato dinamismo della famiglia mafiosa di ALCAMO che, negli anni, aveva subito un ridimensionamento a seguito dell’arresto di numerosi esponenti di vertice.

Le indagini hanno consentito, tra l’altro, di ricostruire una serie di condotte di natura estorsiva attuate in danno di imprenditori locali attivi nel settore della distribuzione alimentare, nel mercato immobiliare, nel settore dell’edilizia, del movimento terra e nella vendita di autovetture. La propensione affaristica ed una capacità di infiltrarsi in settori economici, avvalendosi verosimilmente del contributo di imprenditori e funzionari pubblici compiacenti, se non addirittura contigui agli ambiti della criminalità mafiosa è stata riscontrata il 16 aprile 2024 dall'Arma dei Carabinieri nell'ambito della già citata operazione “Olegna”.

A seguito dell’inchiesta è stata emessa un’ordinanza custodiale, nei confronti di 11 soggetti ritenuti responsabili a vario titolo, di associazione mafiosa, corruzione, turbativa d’asta, trasferimento fraudolento di valori, ricettazione ed auto-riciclaggio. Le indagini, hanno portato alla luce la convergenza di illeciti interessi di appartenenti alla famiglia mafiosa di SALEMI, di soggetti di cosa nostra palermitana ed imprenditori. I reati contestati sarebbero consistiti nell'attribuzione fittizia a due imprenditori palermitani delle titolarità di quote di una società di capitali mediante l’acquisizione di esercizi commerciali con sede a Palermo.

Inoltre, sarebbe contestato anche il reato di turbativa d’asta in relazione ad una gara indetta per l’assegnazione del servizio di erogazione dell’energia elettrica su una delle isole delle Egadi, per essersi questa svolta con modalità tali da far risultare vincitrice l’azienda di due imprenditori mazaresi, successivamente sottoposti a provvedimenti interdittivi antimafia. Seppur nei confronti di soggetti al di fuori del contesto mafioso, il 22 gennaio 2024 i Carabinieri hanno eseguito una ordinanza custodiale nei confronti di 4 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di truffa aggravata, trasferimento fraudolento di valori ed impiego di denaro di provenienza illecita.

Le indagini hanno riguardato alcuni appalti banditi dal comune di Favignana ed eseguiti da un’azienda priva di iscrizione alla white list della Prefettura di Trapani. Il 2 dicembre 2024, la Guardia di finanza ha proceduto ad un sequestro preventivo di alcune società operanti nel settore della distribuzione e commercializzazione di generi alimentari, nonché di 6 misure cautelari personali interdittive del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali, nei confronti di altrettanti soggetti, poiché gli imprenditori coinvolti avrebbero organizzato un sodalizio criminoso finalizzato alla sistematica perpetrazione di reati tributari, societari e fallimentari, tra cui: sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, emissione di fatture per operazioni inesistenti, false comunicazioni sociali, bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale ed auto-riciclaggio.

Con riguardo ad illeciti legati al conseguimento di erogazioni pubbliche, il 17 ottobre 2024, la Guardia di finanza ha dato esecuzione a due ordinanze custodiali eseguite a Trapani e in provincia (Marsala, Castellammare del Golfo, Custonaci, Alcamo, Buseto Palizzolo, Calatafimi Segesta, Castelvetrano ed Erice), nei confronti di 14 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di truffa aggravata in concorso, malversazione, corruzione, riciclaggio ed associazione per delinquere. In particolare gli indagati si sarebbero resi beneficiari di finanziamenti europei e regionali, destinati alla formazione professionale e a progetti in ambito sociale, utilizzati per ottenere vantaggi elettorali e personali. Il 16 dicembre 2024, la Guardia di finanza ha eseguito un’ordinanza custodiale nei confronti di 18 soggetti indagati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, rapina, turbata libertà degli incanti, ed altro.

L’operazione avrebbe consentito di documentare l’ingerenza esercitata dagli appartenenti al mandamento di MAZARA DEL VALLO, nei settori dell’economia locale riguardanti la gestione delle aree pascolive e delle aste fallimentari. In particolare, nel corso delle indagini si sarebbe accertato l’intervento di cosa nostra mazarese, finalizzato a condizionare la procedura pubblica della vendita giudiziaria di beni immobili provenienti da una procedura fallimentare, al fine di ottenere un ribasso significativo del prezzo posto a base d’asta, così esercitando un penetrante controllo mafioso anche sulle attività economiche aventi rilevanza pubblica come appunto le aste giudiziarie.

Costanti rimangono le attività di polizia giudiziaria dirette al contrasto del traffico di stupefacenti, delle scommesse e del gioco on line (il 23 gennaio 2024 la Guardia di finanza, ha denunciato in stato di libertà 12 persone, svelando l’esistenza di un sistema illecito per la raccolta delle scommesse clandestine).

Nel periodo in esame si sono verificati alcuni episodi delittuosi di natura intimidatoria o anche con l’uso delle armi: nella notte tra il 9 ed il 10 marzo 2024, il ferimento di un giovane nei pressi di un locale (le successive indagini, hanno consentito di arrestare il 23 marzo 2024 i due responsabili ed accertare che la sparatoria sarebbe stata da ricondurre ad una lite, scoppiata tra la vittima ed uno dei due aggressori, nei pressi di una discoteca della città. Sarebbe da escludere la matrice della criminalità organizzata); il 7 maggio 2024, si è registrata un’esplosione che ha coinvolto l’abitazione di un soggetto mafioso, sita a Castelvetrano (questi era stato già stato tratto in arresto nell'anno 2018 nell'ambito dell’operazione “Anno zero” poiché ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso) e allo stato, non si dispone di elementi per poter escludere la matrice mafiosa; il 18 maggio 2024, a Marsala, si verificava il danneggiamento, a mezzo incendio, di due autocarri e di due piccoli escavatori, in uso ad un’azienda operante nel settore delle costruzioni stradali e lavori edili; il 1° agosto 2024, si verificava un incendio che arrecava danni ad una struttura sportiva dilettantistica di Mazara del Vallo; il 21 settembre 2024, l’incendio in danno ad uno stabilimento balneare di Marsala; il 4 ottobre 2024, l’incendio ai danni di un rifornimento di carburante sito in Campobello di Mazara.

Con riferimento al coinvolgimento in attività illecite di soggetti stranieri, il 21 febbraio 2024 è stata eseguita dalla Polizia di Stato una misura restrittiva nei confronti di 12 soggetti (di cui 6 italiani e 6 tunisini) ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il provvedimento ha disarticolato un gruppo criminale composto da cellule presenti sia in Tunisia sia in Italia, attivo nel traffico clandestino di migranti tunisini dalle coste settentrionali della Tunisia al litorale di Marsala (TP).

Tra i provvedimenti ablatori eseguiti dalla DIA, il 22 maggio 2024, nelle località di Vita e Salemi (TP), è stato eseguito il sequestro di beni mobili, immobili e partecipazioni societarie di una azienda esercente l’attività di silvicoltura e altre attività forestali, per un valore complessivo di circa 1 milione di euro, nei confronti di un imprenditore agricolo di Salemi, organico alla famiglia VITA. Il 13 giugno 2024, a Castelvetrano, la DIA ha eseguito il sequestro di reperti archeologici di valore storico stimati in circa 100 mila Euro, facenti capo ad un mercante d’arte castelvetranese organico alla famiglia CASTELVETRANO; le indagini condotte dalla DIA hanno consentito di accertare che il soggetto per oltre trent'anni ha illegalmente commerciato all'estero reperti archeologici illecitamente trafugati da soggetti legati a cosa nostra spartendone i proventi con la stessa organizzazione mafiosa, ovvero reimpiegandoli in altre attività d’impresa.

L’azione di contrasto alle consorterie mafiose è proseguita nel periodo in riferimento, non solo con le attività repressive e preventive giudiziarie summenzionate, ma anche sul fronte della prevenzione amministrativa che ha permesso al Prefetto di Trapani di emettere 331.169 provvedimenti interdittivi antimafia nei confronti di società, prevalentemente attive in settori connessi alle coltivazioni viticole, dei frutti oleosi e dei cereali, imprese operanti nel settore delle costruzioni edili e del movimento terra, nel settore dedito alle lavorazioni di prodotti agricoli, al commercio all'ingrosso di frutta e verdura, nel settore degli autotrasporti per conto terzi, servizi di agenzie funebri, in relazione ai quali, approfonditi accertamenti, hanno consentito di rilevare elementi di contiguità nonché tentativi di infiltrazioni da parte di talune consorterie della Provincia, riconducibili al mandamento di MAZARA DEL VALLO (famiglia Salemi, famiglia Vita, famiglia Marsala), mandamento di CASTELVETRANO (famiglia Castelvetrano, famiglia Campobello di Mazara), mandamento di TRAPANI (famiglia di Trapani, famiglia di Valderice) e mandamento di ALCAMO (famiglia Castellammare del Golfo).

Tali dati evidenziano una maggiore incidenza di cosa nostra nell’area geografica più a sud di questa provincia, corrispondente alle aree poste in prossimità dei comuni di Mazara del Vallo e Castelvetrano.

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