Che si tratti di amicizia o di una storia d’amore, di un rapporto di lavoro o in famiglia, vi sono degli atteggiamenti che non andrebbero mai tollerati. In questo articolo voglio parlare, almeno voglio provarci, di alcuni abusi emotivi che troppo spesso, dalla mia esperienza personale e lavorativa, passano inosservati. Intanto mettiamo al centro un concetto importante: mai nascondersi dietro frecciatine, frasi sibilline o mezze critiche, quando qualcuno ti ferisce, è necessario essere chiari, esporre il fatto e chiedere spiegazioni.
Navigare sott’acqua non fa mai bene meglio acque limpide, per quanto possibile. Un punto importante che va evidenziato è che ci sono soggetti più inclini a subire abusi emotivi, è un dato di fatto. Nelle relazioni sociali si tende, troppo spesso, a normalizzare o giustificare il comportamento altrui. Tutti noi tendiamo a giustificare il prossimo con frasi tipo “ha un carattere difficile” oppure “è una persona particolare” o ancora, “questo atteggiamento è proprio da lui/lei”. E’ un bene? No.
Fa bene a qualcuno? No. Di solito lo si fa perché in quel momento abbiamo deciso di sorvolare e rimanere nella relazione senza smuovere troppo le acque. Il problema è che a lungo andare le acque si intorpidiscono e i rapporti possono iniziare a soffocarci. Per non annegare nel rapporto, meglio chiarire dei confini fin da subito. Ce lo dobbiamo. Le persone più insicure, con una bassa autostima e con la paura di fondo di rimanere sole, tendono a essere accondiscendenti, troppo, tendono ad accontentare il prossimo e accettare anche comportamenti inadeguati.
Studi psicologici (mi sono informata e documentata) hanno appurato che se fin dall’infanzia i bisogni di una persona sono stati ignorati o addirittura derisi, è chiaro che in età adulta si tenderà ulteriormente a normalizzare determinati comportamenti di abuso. Si vivrà con il costante timore di non essere accettati, di sentirsi inadeguati o inferiori al prossimo; al contrario, chi ha una personalità forte, una sana autostima e vive senza farsi condizionare da paure ancestrali, sarà portato a instaurare rapporti più paritetici.
La domanda che tutti dovremmo porci è: cosa sono disposto a tollerare per mantenere la relazione? Sarebbe necessaria una linea di confine innata in ognuno di noi, questa linea dovrebbe sorgere spontanea e dovrebbe delinearsi di pari passo con l’autostima e l’amor proprio. Purtroppo questo confine non insorge automaticamente per tutti, quindi qualcuno dovrà faticare un po’ di più non solo per tracciare questa linea ma anche per far sì che chi lo circonda possa rispettarla. Quando si parla di abuso emotivo si fa riferimento di solito a degli atteggiamenti che possono essere “tipizzati” e che sono tipici di chi vuole esercitare abuso emotivo.
Questi atteggiamenti sono: 1. Il denigrare con finti complimenti (esistono delle critiche nascoste, sottili e taglienti che si nascondono dietro finti complimenti. Sfido chiunque a dire che non ne conosce); 2. Lo sminuire pensieri e sentimenti (frasi come “sei troppo sensibile” o “sei troppo emotivo” la dicono lunga; 3. Il proiettare su di te i suoi sentimenti; 4. Una questione di bisogni, come se i suoi fossero sempre più importanti; 5. Il fare la vittima, specie se patologico; 6.
Girare la frittata; 7. Se ti sottopone al trattamento del silenzio. Ora non so proprio se sono solo questi i comportamenti tipizzati o ce ne sono altri ma di certo questi atteggiamenti dovrebbero, se fuori dai limiti del tollerabile, attivare un campanellino di allarme. Di fatto tutti questi atteggiamenti provocano delle reazioni ed è importante soffermarsi su come fanno sentire. Bisogna analizzare come ci si fanno sentire, bisogna fare i conti con i sentimenti. Un rapporto, di qualsiasi natura, non dovrebbe turbare o far stare male.
Un’amica, un familiare, o un partner, dovrebbe essere mosso dall’intento di valorizzare e far stare bene. Anche sul posto di lavoro certi atteggiamenti vanno attenzionati, nell’ideale, anche in un luogo di lavoro dovrebbe regnare stima reciproca. La differenza fondamentale sta nel fatto che il collega di lavoro non solo s sceglie mentre sei tu a prenderti la responsabilità di decidere se continuare a frequentare parenti, amici o fidanzati. Ovviamente va precisato che discussioni e attriti non possono non esserci, sono normali, tuttavia gli scontri che iniziano con “Tu hai sempre…” oppure “Tu non hai mai…” sono generalizzazioni atte ad accusare e innescare sensi di colpa, non servono certo a trovare un punto di incontro.
Le relazioni sono parte fondamentale della vita di ciascuno e bisogna educare alle relazioni. Se nutro interesse per loro è a causa della mia maternità, io penso costantemente a cosa posso dire o fare per aiutarli, per far si che esprimano al meglio i loro sentimenti e imparino con i loro strumenti a vivere relazioni sane. Penso agli adolescenti, penso ai ragazzi che spesso non sanno se e come muoversi…e allora ecco che scrivo un pezzo così, solo nella speranza che qualcuno legga, si riconosca in qualche frase, rifletta e capisca di chiedere aiuto (possibilmente a degli esperti professionisti, oltre che a gli amici o ai genitori) e decida di volersi più bene scegliendo davvero il meglio per se.
Maria Elena Bianco