Il Museo del Grande Cretto tra “sostanze” visibili e invisibili. Bonifacio cattura la storia di un’idea

Redazione Prima Pagina Partanna
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22 Maggio 2019 00:39
Il Museo del Grande Cretto tra “sostanze” visibili e invisibili. Bonifacio cattura la storia di un’idea

“Andammo a Gibellina con l’architetto Zanmatti, il quale era stato incaricato dal sindaco di occuparsi della cosa. Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa.

Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento”. Erano gli anni 80 quando il grande artista Alberto Burri, su invito dell’allora sindaco Ludovico Corrao si recò a Gibellina per dare il proprio contributo alla rinascita di della nuova città, un luogo da ricostruire nelle forme ma anche nella sua identità. Ma fu nella vecchia Gibellina che identità e memoria si fusero, dando vita alla più grande opera di land art al mondo.

Di fronte alle macerie, il soffio dell’arte trasformo la scossa emotiva di Burri, nel grande Cretto. Sono numerose le definizioni assegnate a quest’opera, ora vista come un grande sudario con impresso il volto di una città che fù, un lenzuolo che copre per l’eternità la storia di una popolazione, un lembo di terra crepato e reso arido dal sisma innaffiato solo dalle lacrime di dolore di chi li perse tutto. Il Cretto è anche un tabernacolo, una macchia bianca in un paesaggio solitario, una cicatrice del corpo e dell’anima di una città a cui dare dignità commemorativa, una crosta che rigenera con precisione le fibre lesionate.

Oggi a Gibellina vecchia l’atmosfera è sospesa, le emozioni si confondono e si mescolano in un viaggio metafisico. Non sempre, però, si conosce la storia di questa grande opera di 10 ettari e 122 isole, non tutti riescono a cogliere il senso del progetto di Burri, in cui la riesumazione dei resti si pone come ricordo della tragedia, ma anche come un nuovo inizio per la comunità siciliana. Per conoscere e ripercorrere la genesi del Cretto, venerdì 24 maggio alle 17.30, nell'ex Chiesa di Santa Caterina nella vecchia Gibellina, sarà inaugurato il «Museo del Grande Cretto».

Un progetto museale, ideato dal critico d’arte e assessore gibellinese Tanino Bonifacio, e fortemente voluto dall'amministrazione comunale guidata da Salvatore Sutera.

La galleria accoglierà fotografie inedite provenienti dall’archivio d’arte contemporanea di Gibellina e dalla fondazione Burri di città di Castello, due acquerelli raffiguranti il "Grande Cretto" opere realizzate nel 1992 dal maestro Gianbecchina, e poi ancora documenti storici, plastici, pannelli sinottici con relative descrizioni, proiezioni suggestive che raccontano la metamorfosi di una città, la memoria delle cose narrate, la nascita del Cretto, le fasi di discussione, le curiosità legate a “sostanze” visibili e invisibili.

«Attraverso le immagini e la documentazione – spiega Bonifacio – compare la genesi del Cretto, dunque la progettazione, l’ideazione e la realizzazione di questa opera di straordinaria bellezza. Un viaggio verso la piena consapevolezza di questa opera nella sua funzione di natura simbolica, culturale, antropologica. Un viaggio verso il suo vero significato che narra non soltanto della morte ma anche della vita e della volontà di rinascere a nuova vita a nuova memoria». Diverse le sezioni narrative: «Gibellina prima del terremoto del 1968», «Dalla tragedia alla rinascita» e poi l'ampia sezione dedicata alla «Nascita del Grande Cretto e i suoi progetti».

A conclusione del percorso il Museo propone uno "spazio video" con la proiezione di due opere dedicate al "Grande Cretto" : il cortometraggio sulla vita di "Alberto Burri, di Davide Gambino e Dario Guarneri, una produzione del Centro Sperimentale di Cinematografia, sede Sicilia, del 2011 e il video di Petra Noordkamp, presentata nel 2015 dal Guggenheim Museum di New York e al Museo Carlo Bilotti di Roma, in occasione della grande retrospettiva dedicata a Burri "The Trauma of Painting".

«Il museo del Grande Cretto di Alberto Burri – come spiega il sindaco Salvatore Sutera  - è un primo grande passo per guidare il turista verso una visita consapevole e informata. Grazie anche al miglioramento della segnaletica, verrà promossa una nuova modalità di fruizione turistica del patrimonio esistente capace di avvicinare operatori e utenti sia al Cretto che a Gibellina nuova». Agostina Marchese

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