Giovani fermati per apologia: avrebbero inneggiato alla Jihad e al terrorismo

Ventunenne e diciottenne, residenti a Palermo e Castelvetrano.

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
10 Maggio 2025 13:33
Giovani fermati per apologia: avrebbero inneggiato alla Jihad e al terrorismo

Avrebbero inneggiato alla Jihad e al martirio religioso sui social e su alcuni network virtuali giovanili. Non solo: secondo gli inquirenti, l’analisi dei dispositivi sequestrati agli indagati “ha confermato la loro postura radicale e la possibile imminente concreta attivazione”.

Insomma sarebbero stati anche pronti al sacrificio, due giovani fermati a Palermo nei giorni scorsi.

Si tratta di un ventunenne italiano originario del Bangladesh, residente a Palermo, e di un diciottenne bengalese che vive a Castelvetrano, in provincia di Trapani.

I due, secondo la Polizia che li ha fermati al termine di un’indagine della Procura distrettuale antimafia e antiterrorismo di Palermo, sono accusati di apologia e istigazione a commettere delitti aggravata dalla finalità del terrorismo.

Dopo la convalida del fermo, il Gip di Palermo ha disposto per entrambi gli arresti domiciliari con l’obbligo del braccialetto elettronico, ritenendo “concreto e attuale” il pericolo che potessero reiterare i reati contestati.

Nei computer e nei cellulari sequestrati dagli investigatori ai due ragazzi, sono stati trovati diversi video, tra i quali – riporta l’Agenzia DIRE – un reel contenente immagini riferibili all’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023, correlato da un “nasheed” jihadista intitolato “Prenditi il nostro sangue”. Nei dispositivi c’erano anche video di combattenti impegnati a compiere esecuzioni di massa e post incentrati sulle vittime palestinesi di Gaza, con frasi di disprezzo per l’America e Israele, e minacce di una imminente “vendetta per il sangue versato dal popolo di Gaza in nome di Allah”.

Inoltre, nella cronologia della app di intelligenza artificiale ChatGpt, gli esperti dell’antiterrorismo hanno trovato la ricerca testuale “dove colpire una persona per paralizzarla?”, e anche l’iscrizione con il nickname “Osama Bin” di uno degli indagati ad un canale privato di un noto social, nel quale veniva diffuso materiale audio, video e documentale per la formazione e l’addestramento di combattenti jihadisti.

Resta alta l’attenzione delle forze dell’ordine sul proselitismo online e sui rischi di radicalizzazione, soprattutto tra i più giovani.

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza