Ecomafia 2022, numeri della criminalità ambientale raccontati da Legambiente

Nel report si evidenzia come quasi il 44% dei reati si concentra in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
15 Dicembre 2022 16:05
Ecomafia 2022, numeri della criminalità ambientale raccontati da Legambiente

In Italia nel 2021 le ecomafie continuano ad affondare le loro radici nell’ambiente, spinte da interessi trasversali in cui si intrecciano sempre di più criminalità ambientale, economica e organizzata in un triangolo perfetto. Il risultato è un attacco diretto, nudo e crudo, grazie anche ad una spinta maggiore della corruzione e degli illeciti amministrativi. A fare il punto con dati e storie è il nuovo report Ecomafia 2022, realizzato da Legambiente con il sostegno di NOVAMONT e edito da Edizioni Ambiente.

“Mentre il dato complessivo nazionale, dopo alcuni anni sempre in crescita, -dichiara Giuseppe Alfieri, presidente di Legambiente Sicilia - registra una flessione dei numeri della criminalità ambientale rispetto al 2020, la Sicilia purtroppo rimane sempre ai primi posti in Italia, insieme alla Campania, alla Puglia e alla Calabria, sia per numero di reati commessi sia per quanto riguarda il numero di denunce e di arresti.

Uno dei dati nazionali in netta crescita rispetto all’ultimo Rapporto, soprattutto per quanto riguarda la Sicilia, è purtroppo quello degli incendi, che devastano i nostri territori e contribuiscono alla perdita di biodiversità delle nostre aree naturali, causando anche tragedie insopportabili come quella avvenuta a Linguaglossa che è costata la vita ai due poveri piloti del canadair impegnato nello spegnimento.

Proprio dal tema degli incendi partiremo nelle prossime settimane lanciando una nostra campagna dedicata, oltre a proseguire il lavoro di sempre dedicato al contrasto alle illegalità ambientali ed alla formazione ed educazione ambientale”.

Nei primi mesi del nuovo anno il Rapporto verrà presentato anche qui in Sicilia.

I numeri della criminalità ambientale

Anche nel 2021 sono le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa a subire il maggiore impatto dell’ecocriminalità: in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia si concentra, infatti, il 43,8% dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto. Il ciclo del cemento guida la “classifica” delle filiere illegali, con 9.490 reati (31% del totale), ma il maggior numero di arresti, ben 287, è scattato nel ciclo dei rifiuti, con un dato in crescita del 25,9% rispetto al 2020, così come quello dei sequestri (3.745, con un incremento del 15%).

La Campania, come ogni anno, è al primo posto nella classifica generale. Al secondo posto, come nel 2020, si colloca la Sicilia, con 3.530 reati (l’11,5% del totale nazionale). Da segnalare la “performance” della provincia di Messina, assente dalla classifica dello scorso anno e che si colloca al quinto posto, subito dopo Salerno, con 798 reati ambientali accertati. La provincia di Palermo è seconda in Sicilia per numero di reati contestati, pari a 458.

Nel periodo preso come riferimento dal Rapporto, nella nostra regione sono state denunciate 2.720 persone con 11 arresti compiuti dalle Forze dell'Ordine. I sequestri sono stati 933 mentre rimane alto anche il numero di illeciti amministrativi rilevati in Sicilia.

Criminalità economica.

Nel periodo in cui si è svolto il monitoraggio, dal 16 settembre 2021 al 31 luglio 2022, Legambiente ha censito 115 inchieste in cui le “mazzette” hanno facilitato l’aggiudicazione di appalti per la gestione dei rifiuti piuttosto che per la realizzazione di opere pubbliche o la concessione di licenze edilizie, con 664 persone arrestate, 709 persone denunciate e 199 sequestri. Le regioni a tradizionale presenza mafiosa mantengono il primato per questo tipo di indagini con il 51,3% delle inchieste totali: al primo posto figura la Campania (19), seguita da Calabria (16), terza la Sicilia (13),

Rifiuti connection

Tornano a crescere, come già accennato, i reati contestati nel ciclo dei rifiuti, che dagli 8.313 del 2020 passano a 8.473 (+1,9%), più di 23 al giorno. Crescono in maniera ancora più marcata gli arresti, 287 (+ 25,9%) e i sequestri, 3.745 (+15%), sintomo chiaro sia della gravità dei fatti contestati che della capacità dell’azione repressiva. Il valore economico complessivo dei sequestri e delle sanzioni amministrative sfiora i 615 milioni di euro. Dal punto di vista territoriale, la Campania rimane la regione con il numero più alto di infrazioni, pari a 1.629, più del 19% sul totale nazionale, seguita dal Lazio, con 767 (9,1% sul totale nazionale) e dalla Sicilia che scala la classifica fino alla terza posizione (763).

L’Italia in fumo

Sul fronte dei roghi, nel 2021 sono stati accertati 5.385 reati, il 27,2% in più rispetto al 2020. Sono cresciute anche le persone denunciate (658, con un incremento del 19,2%), anche se continuano a essere sottodimensionate rispetto ai reati, così come i sequestri: 107, con un +35,4% rispetto al 2020. A dispetto della gravità del delitto di incendio boschivo permangono difficoltà nell’individuazione dei responsabili dei roghi, sebbene il dato relativo agli arresti sia salito a 39 persone. La regione più colpita è stata la Sicilia, sia come numero di reati (993), sia come ettari attraversati dalle fiamme (81.590, il 51,3% del totale nazionale).

L’ufficio stampa

Teresa Campagna 

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