Assegno unico figli 2022: da gennaio che succede?

(Nozioni basiche per capire questo nuovo strumento economico pensato per le famiglie)

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
31 Dicembre 2021 12:54
Assegno unico figli 2022: da gennaio che succede?

Partiamo dal capire cosa è: l'assegno unico figli é un unico strumento a sostegno delle famiglie che sostituisce tutti i bonus erogati fino al 1° luglio 2021.

Le prime domande si possono presentare dal 1° gennaio al 28 febbraio e il pagamento arriverà a marzo. La scadenza delle domande è fissata al 30 giugno 2022

L’Inps raccomanda che non c’è alcuna fretta nel presentare la domanda, chi la presenta entro il 30 giugno 2022 avrà comunque gli arretrati da marzo.

Di fatto le domande già effettuate sono molto poche, una su cinque famiglie tra quelle che ne hanno diritto . C’è scetticismo o cattiva informazione, altrimenti non si spiega. Intanto diciamo che una delle novità piú importanti che va subito menzionata é che a differenza di quel che succedeva prima del suo arrivo, l’assegno unico può finire anche nelle tasche dei lavoratori autonomi. Inoltre, la dichiarazione Isee servirà solo per determinare l’importo, non per avere o meno il diritto ad incassarlo.

Questo a sostegno del fatto che l’assegno figli non è solo unico perché racchiude in sé tutti i bonus famiglia precedenti ma anche universale, cioè per tutti. Siccome sono convinta che sia uno strumento importante di cui si sa ancora poco, con questo articolo mi assumo la responsabilità di dare informazioni al fine di chiarire in che modo funziona l’assegno unico figli, a chi spetta, qual è l’importo e che succede in situazioni particolari, ad esempio quando i genitori sono separati o divorziati ma c’è ancora diritto all’assegno. Questa è una misura di supporto ai genitori prevista al posto di altre agevolazioni come il bonus bebè, il premio alla nascita, gli assegni familiari o quelli comunali per le famiglie numerose e le detrazioni a carico.

Questo è trattamento economico fa parte del Family Act, la legge delega approvata l’11 giugno 2020 dal Consiglio dei ministri. Le famiglie hanno diritto all’assegno unico figli dal settimo mese di gravidanza fin quando i ragazzi compiono i 21 anni di età (gli ultimi tre anni a determinate condizioni che vedremo tra poco). Dalla maggiore età, però, è possibile chiedere l’erogazione dell’assegno direttamente al figlio. L’assegno viene riconosciuto anche dopo i 21 anni per i figli disabili a carico.

Per loro è prevista una maggiorazione in base al grado di disabilità. L’importo varia da 80 a 250 euro al mese per ogni figlio, a seconda della situazione Isee del nucleo familiare. In caso di figlia o figlio successivo al secondo, l’importo dell’assegno universale è maggiorato del 20%. Si potrebbe subito polemizzare in quanto queste cifre rischiano di essere più basse rispetto a quelle percepite con le agevolazioni precedenti. Su questo punto bisogna essere onesti: è così. Secondo l’Istat, infatti, l’assegno unico penalizza circa il 30% delle famiglie italiane.

Insomma come sempre si aggiusta una cosa e se ne rovina un'altra. Come con chiarezza specifico questo però specifico anche altro ossia che è riconosciuta una integrazione compensativa proprio per garantire che l’assegno non risulti in ogni caso inferiore al trattamento complessivo già goduto dal nucleo familiare. Vi chiederete come me: chi può chiedere questa prestazione? Possono farne richiesta tutte le famiglie, indipendentemente dalla loro fonte di reddito: hanno accesso, infatti, lavoratori dipendenti, autonomi o incapienti.

Puntualizzazione non da poco. È possibile ottenere l’assegno unico figli con i seguenti requisiti: - cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell’Unione europea o un suo familiare con diritto di soggiorno permanente; - cittadinanza di uno Stato non comunitario con permesso di soggiorno Ue di lungo periodo o per motivo di lavoro o di ricerca per almeno un anno; -obbligo di pagare l’Irpef in Italia; -residenza e domicilio con figli a carico in Italia per la durata dell’agevolazione; - residenza in Italia per almeno due anni, anche non continuativi o titolari di un rapporto di lavoro di durata almeno biennale.

Mentre si legge l'articolo so bene che molti di voi si domanderanno: é cumulabile con il RDC? Tolgo il dubbio prontamente, trattandosi di uno strumento universale, l’assegno unico figli spetta anche a chi oggi percepisce il reddito di cittadinanza. Le due prestazioni, insomma, sono cumulabili. Ovviamente nel fissare l’importo del reddito di cittadinanza si terrà conto di quello dell’assegno unico riconosciuto per i minorenni che fanno parte del nucleo familiare. E se i genitori richiedenti sono separati o divorziati? Ebbene in caso di separazione o di divorzio, l’assegno unico figli viene ripartito in pari misura tra i genitori.

In pratica, viene riconosciuto ad entrambi gli ex coniugi in caso di affidamento congiunto dei figli, mentre se c’è un solo genitore affidatario sarà lui ad avere diritto all’assegno unico in caso di separazione, annullamento, cessazione o scioglimento del matrimonio. Nella speranza che le informazioni date siano chiare spero davvero che questo strumento "sostenga" le famiglie, che da troppi mesi ormai lottano con incertezze che offuscano l'orizzonte futuro.

Maria Elena Bianco

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