Antonino: ”Battaglia” per vincere una sfida ardua con una malattia complessa

La sclerosi multipla, uno tsunami nella vita che non si può schivare

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
16 Dicembre 2022 16:32
Antonino: ”Battaglia” per vincere una sfida ardua con una malattia complessa

Lui è Antonino Battaglia, classe ’83, che da anni corre tra nord e sud, visto che risiede nella sua Partanna e ha vissuto e lavorato per diverso tempo a Novi Ligure. Lui che di cognome fa Battaglia, un cognome che è tutto un programma, che sembra essere un destino segnato, una sorta di invito a non mollare ma anche un grido di speranza: finché c’è vita c’è battaglia, oltre che speranza. E Antonino di battaglie ne conosce. L’ultima, la più ardua, è quella intrapresa nel 2016 con la sclerosi multipla.

Non nego che ho avuto molto timore di parlare con lui di questo ma mi sono fatta forte del fatto che Antonino lotta a viso aperto e schiena dritta, ha sempre un sorriso stampato sul viso, è cortese ed educatissimo ed è uno che non le manda a dire. Chi lo segue sui social ha letto le sue legittime e forti prese di posizione per difendere il suo diritto al posteggio all’Eurospin e chi lo conosce sa come difende i suoi traguardi meritatamente raggiunti. Le sue battaglie sulle barriere architettoniche, ancora troppe in giro, sono e devono essere sprono per tutti.

Lui non si arrende e non molla, alza la testa e fa sentire la sua voce. E’ fiero mentre raggiunge traguardi eccezionali con la terapia in atto, fa partecipare tutti ai suoi piccoli (che poi piccoli non sono) passi in avanti. Ed oggi eccolo qui a raccontarsi con sincera onestà e trasparenza fiero di quello che è e quello che fa, con tutte le difficoltà del momento. In primis va detto una cosa: lui ha una famiglia meravigliosa alle spalle. Una mamma combattente, un padre che è un uomo perbene di altri tempi ed un fratello che è la roccia su cui contare.

In momenti delicati della vita la famiglia è tutto. Facciamo un passi indietro. Antonino da sempre ha un grande sogno: fare l’infermiere. E lui questo sogno lo realizza, contro tutto e tutti, ci riesce. Lui è CPSI presso l’ospedale San Giacomo di Novi Ligure. Lui che ha conseguito ben due lauree ha di fronte a se solo progetti di vita e di lavoro pieni di successi e luce. Ma…quel futuro comincia, verso la fine del 2015, ad oscurarsi perchè qualche dolore compare. Da lì inizia una serie di controlli e approfondimenti sino a quel “dunque”. Chiunque abbia avuto o abbia a che fare con i medici sa che dopo quel “dunque” difficilmente arrivano buone notizie.

Nel caso di Antonino la notizia arriva dura e travolgente come uno tsunami. Continuano esami ed accertamenti ma continua anche la conferma a quella diagnosi pesante. Un uomo giovane con una vita davanti viene all’improvviso catapultato nel “sottosopra”, quel mondo in cui tutto va al contrario. Reset, e tutto è da ricominciare daccapo. Ed è da quel momento che Antonino comincia a rinunciare suo malgrado a tutti quei progetti ricamati con dovizia nel tempo e si ritrova solo faccia a faccia con una malattia dura e testarda.

Adesso i sogni sono altri e forse più forti di prima. Ha trovato però pane per i suoi denti perché Antonino dà filo da torcere. Supportato in tutto e per tutto dai suoi affetti più cari riesce a dimostrare che la vita, dolorosa e sagace come poche cose al mondo, è bella e va vissuta. Io, che scrivo, il pezzo sento di dover dire delle cose. In nessun frangente Antonino si è mostrato “fragile” o ha cercato di porre l’attenzione sulla malattia, io ho solo visto e sentito sia per messaggio che dal vivo un ragazzo che vive la sua nuova vita con una profonda dignità.

Inoltre sento il bisogno di dire che nel mettermi nei suoi panni (ipotesi utopica perchè solo mentale come simulazione) mi è mancata l’aria eppure di fronte a me solo sorrisi e forza da vendere. I suoi occhi non mentono e sanno di voglia di vivere. Questo mi ha spinto a credere fortemente che questo ragazzo sta conoscendo il vero senso della vita e il senso profondo dell’amore di famiglia. In questo può solo insegnare… Non resta che guardare, osservare e imparare come si sta al mondo facendo proprie le esperienze degli altri.

Dice Antonino: ”Non ho chiesto io di ammalarmi. A 34 anni ero già con una prospettiva di vita molto scarsa, non avrei di certo voluto trovarmi in questa situazione. Questa situazione influisce notevolmente sul mio stato psicologico, che è già provato della conoscenza del mio possibile futuro. Io occupo il mio tempo come meglio credo…e sempre a testa alta e fiducia in me”.

Io posso solo dire grazie a quei genitori che hanno cresciuto un ragazzo così perbene e ricco di valori, posso dire grazie a quel fratello che della fratellanza ha fatto uno scopo di vita ed un grazie speciale ad Antonino per avere avuto la pazienza di raccontarsi, il coraggio di restare saldo alla vita e la semplicità di mostrarsi per quello che è. Abbiamo bisogno di esempi di dignità…

“La malattia è un avvertimento che ci è dato per ricordarci ciò che è essenziale” (Susan Sontag).

Maria Elena Bianco

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