53° anniversario del Sisma del Belìce

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
14 Gennaio 2021 14:05
53° anniversario del Sisma del Belìce

Quest’anno ricorre il 53° anniversario del sisma che la notte del 14 Gennaio 1968 colpì i Comuni del Belìce. Una ricorrenza per certi versi anomala in quanto l’attenzione degli abitanti belicini è indirizzata prevalentemente verso l’evolversi della pandemia che, nell’ultimo anno, ha piegato varie regioni del globo terrestre. Gli anni scorsi le cerimonie e le manifestazioni sono state molteplici ed hanno coinvolto i 21 comuni della fascia belicina. Mostre fotografiche, eventi culturali, fiaccolate, documentari, video, messe in suffragio delle vittime del sisma, passerelle di politici e personalità della cultura italiana e le diverse rivendicazioni da parte dei sindaci del comprensorio hanno animato il periodo di Gennaio degli ultimi decenni.  A supportare l’attività dei primi cittadini belicini si è costituito ad hoc un coordinamento dei sindaci retto negli ultimi anni dal sindaco di Partanna, Nicolò Catania.

I rappresentanti  istituzionali dei diversi Comuni ha richiesto alle Istituzioni Centrali il completamento della ricostruzioni che, dopo, oltre mezzo secolo, vede alcuni paesi ancora in fase terminale. In più nell’ultimo periodo il territorio belicino si è visto usurpato di una struttura fondamentale per la salute dei cittadini dell’intera Valle, il nosocomio  “ Vittorio Emanule II” di Castelvetrano, il quale ha subito un consistente declassamento operativo. La battaglia dei sindaci sembra essersi arenata nelle pastoie burocratiche del Governo Centrale e delle Istituzioni deputate che hanno evidenziato un disinteresse generale per la causa belicina.

Le colpe di una mancata azione risolutiva dei governi sono democraticamente attribuibili  ai vari  interpreti e colori politici che nel lunghissimo tempo hanno occupato gli scranni parlamentari e le “stanze dei bottoni” ; in aggiunta,  vari sciacalli ed avvoltoi si sono arricchiti, come avviene in questi casi, sulle spalle delle povera gente, depauperando le poche risorse ( se si considerano altre situazioni simili verificatesi nel “Bel Paese”) investite dallo Stato in profitti personali.

Insomma, il Belìce rappresenta una fucina di ispirazione per la letteratura contemporanea , un capitolo  storico lungo oltre mezzo secolo e mai chiuso, fitto di scandali, corruzioni, rivendicazioni, promesse, deturpazioni del territorio, elemosine, resilienze e speranze. Una rinascita mai avvenuta ( anche se la piaga dell’analfabetismo sembra essere debellata) se si considera la mancata progettualità  politica, economica e sociale  che costringe ad oggi numerosi giovani ad abbandonare la propria terra per completare gli studi e soprattutto ricercare occasioni lavorativi che, ad eccezione di qualche caso meritorio, sono del tutto assenti nella maggior parte del territorio siciliano.

Stefano Caruso

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