Riflessione di una donna e madre sullo stupro di Palermo
Da giorni non si legge altro: tutti, e dico tutti, hanno enunciato il loro pensiero sullo stupro di Palermo. Non è necessario aggiungere dettagli perché tutti, sono certa, sanno benissimo di quale caso sto parlando, della foto e dei nomi che sono circolati, dei vari post e commenti che si sono succeduti. Post sia di persone comuni che di persone famose. Ecco, ad essere onesta proprio dopo il messaggio di un cantante famoso mi sono imposta una riflessione sul caso, una riflessione seria e compiuta.
Il fatto in sé è di una violenza inaudita, il fatto turba, inquieta, scuote, gela. Annichilisce ogni considerazione che non sia di rabbia e disprezzo.Su questo non ci sono dubbi. Tutti ci siamo messi nei panni della ragazza, trattata come "carne" e "gatta", tutti ci siamo messi nei panni dei genitori della ragazza, ed in questo caso la rabbia fa pensare a tutto e quasi lo giustifica.Ripeto il fatto in sè inquieta tanto. Il fatto però ha tante sfumature. C'è un reato, ci sarà un processo, ci saranno degli avvocati difensori e la giustizia farà il suo corso.
Nelle aule di Tribunale però, non attraverso testate giornalistiche e tweet o post sui vari social. Perché, vedete, ho letto di tutto e di più ed uno dei primissimi errori è stato fatto incendiando e alimentando un processo giornalistico-mediatico.Il diritto ad un giusto processo è un diritto sacrosanto. Uno Stato civile questo lo sa. Tutti i giudici ed avvocati da tastiera altro non hanno fatto che fare "branco" e incendiare odio verso i ragazzi i cui nomi e le cui foto sono arrivati sui cellulari di chiunque.Lungi da me giustificare, proteggere, minimizzare.
Chi ha sbagliato deve pagare. A decidere la condanna sarà un giudice. Tutta la cattiveria che ho letto, che umanamente capisco ma che non giustifico,mi fa pensate ad una cosa. E pensarci mi turba e mi inquieta. Perché non ci sono cortei di ragazzi giovani contro un certo linguaggio usato nel caso dello stupro di Palermo, perché non ci sono cortei di ragazze che gridano "noi non siamo carne", perché non ci sono cortei di genitori per difendere la loro educazione anche affettiva nei confronti dei loro figli.
Dove sono i cortei delle scuole? Degli insegnanti? Onestamente io indignata mi aspetto questo. Che i giovani abbiamo la necessità di dissociarsi da un analfabetismo emotivo dilagante e sempre più allarmante.La rete con tutte le informazioni che vomita, porno compreso, fa passare tutto per "irrilevante". Servono gli adulti poi a filtrare, educare, spiegare, approfondire, seminare valori e concetti chiari. Dove sono gli adulti educatori? Dove sono i genitori attenti all'educazione sessuale, affettiva, relazionale? Quella ragazza è la figlia di tutti noi.
Quei ragazzi sono i figli di tutti noi. Quando ci giriamo dall'altra parte di fronte alla violenza, all'anaffettività, quando compensiamo la nostra assenza con ore di tecnologia e virtuale...poi questa brutalità dobbiamo attendercela.Nessuno educa più al rispetto di genere, al rispetto del proprio corpo e di quello altrui, al rispetto della volontà dell'altro, alla sessualità, all'affettivita, all'importanza dei sentimenti. Nessuno punisce più i ragazzi, anzi si tende a giustificare tutto e troppo e si tende ad essere e restare sottomessi ad essi.
Non so cosa farei se fossi il genitore della ragazza...fa davvero troppo male pensarci. Non so neanche cosa fare se fossi la madre di uno dei ragazzi. Di certo lo accompagnei nella assunzione della responsabilità scaturita dalle azioni fatte e di certo mi farei aiutate. Se mio figlio non arriva a distinguere il reato, io di certo ho sbagliato tutto come genitore. Grida a gran voce una emergenza sociale. Circola una violenza inaudita, gratuita, che fagocita tutto. Questa storia mi ha fatto paura, mi fa paura.
Ho paura come essere umano, come madre, come donna. Mi tortura una domanda: cosa posso fare io per contribuire ad arginare tutto questo? Come posso muovere quella piccola goccia del mare per invertire la tendenza? Ricordo a me stessa che in Italia si fa poca educazione sessuale nelle scuole. Un dato oggettivo e incontrovertibile, che denota una certa arretratezza del Belpaese nel trattare la materia, affidata a singoli progetti e non integrata nei programmi scolastici. Per di più, l'Italia è uno degli ultimi paesi europei a non aver reso obbligatorio l'insegnamento dell'educazione sessuale nelle scuole.
Questo si traduce, purtroppo, in disagio e disinformazione per i più giovani.Dopotutto,il diritto all'educazione affettiva e sessuale è considerato dall'Unesco parte del diritto alla Salute, nonché un presupposto imprescindibile per realizzare un pieno rispetto dei diritti umani e dell'uguaglianza di genere, tra gli obiettivi ONU per lo sviluppo sostenibile per il 2030.
Ecco, con grande serietà e grande senso di responsabilità io non aderisco a nessuna campagna d'odio ne ho intenzione di parlare di possibili pene da far pagare ai colpevoli, io non faccio parte di nessun branco ne voglio farne parte. Io non punto nessun dito ma, scioccata e preoccupata dagli eventi, mi limito ad intensificare l'educazione dei miei figli, a promuovere attività che possano seminare educazione socio-affettiva e sessuale, e voglio fare tutto ciò che posso affinché nelle scuole vi sia come materia obbligatoria L'educazione sessuale e affettiva.
La scuola e la famiglia devono assumersi questa responsabilità.Questo ennesimo (purtroppo) caso deve svegliare le coscienze e deve guidare verso un serio cambio di rotta. Noi dobbiamo essere consapevoli di non conoscere fino in fondo i nostri figli, dobbiamo essere consapevoli del fatto che nulla è e deve essere scontato, dobbiamo capire che un grande lavoro fa fatto a casa se si vuole che attecchisca anche il piano educativo della scuola e di tutti gli altri agenti educativi. Bisogna contrastare i pregiudizi sulle donne, bisogna praticare una parità di genere, bisogna coltivare una educazione che faccia a meno del concetto di possesso e inferiorità delle donne nella cultura maschile.
Bisogna lavorare tanto e su più fronti. Chi non è pronto a lavorare alacremente per crescere ed educare persone, che non faccia figli...che non si illuda di poter educare.
Bisogna assumersi la responsabilità...Io me la assumo a schiena dritta.
Nel frattempo attendo il processo nutrendo la speranza che sia giusto.
Questo paese ha bisogno di credere che la giustizia sappia fare il suo corso...
Questo paese ha bisogno di rimettersi socialmente in piedi.