OIPA Partanna: “Portare un cane in canile non è salvarlo. È condannarlo”

Redazione Prima Pagina Partanna

Questa mattina vogliamo urlarlo con tutta la forza che abbiamo in corpo.

Portare un cane in canile non è salvarlo. È condannarlo.

Un cane che finisce in un box non trova salvezza.

Trova muri di cemento, sbarre fredde, giorni tutti uguali, fatti di abbandono e attese che non finiscono mai.

Aspetta qualcuno che non arriva mai.

Aspetta carezze che non sente mai.

Aspetta la libertà che non conoscerà mai.

Un cane preferisce morire libero, magari sotto un albero o al margine di una strada, piuttosto che marcire lentamente dietro una grata.

Perché il canile, per molti di loro, è la fine.

Una fine lenta, silenziosa, invisibile.

Fermatevi. Pensate.

Segnalare un cane e spingerlo verso il canile come fosse “la soluzione” è solo un modo per liberarsi del problema. Ma quel problema è un essere vivente, che sente, soffre, spera.

Noi volontari dell’OIPA Partanna non ci fermiamo mai.

Raccogliamo cucciolate, salviamo randagi, liberiamo anime rinchiuse da anni grazie al progetto Libera un cane dal canile comunale di Partanna, con l’aiuto straordinario dei veterinari che non smettono di lottare insieme a noi.

Non riempite di nuovo quelle gabbie. Fatelo per loro.

Sterilizzate.

Se trovate cuccioli, offrite uno stallo, anche piccolo, anche temporaneo.

Noi faremo il resto. Ma non chiudeteli là dentro.

Perché il canile non è vita.

È solo una lunga, lenta condanna.”

OIPA PARTANNA