Il diritto di scegliere: una riflessione sull’Eutanasia
Quando il dolore diventa insopportabile e la speranza di stare meglio non c’è più, il desiderio di porre fine alle sofferenze può diventare una scelta difficile ma comprensibile. In questi giorni, si è tornato a parlare di fine vita, dopo che la Regione Toscana ha approvato la prima legge in Italia che regola il suicidio medicalmente assistito. Si tratta di una norma che stabilisce come e quando una persona gravemente malata, con sofferenze insostenibili, può chiedere di essere aiutata a morire in modo dignitoso.
Questo tema divide molto le persone e la politica. Da una parte, c’è chi pensa che sia sempre sbagliato mettere fine a una vita, anche quando si soffre. Dall’altra, c’è chi crede che, in certe situazioni estreme, una persona debba poter scegliere liberamente di interrompere il proprio dolore. Spesso, le discussioni pubbliche e politiche su questi argomenti si allontanano dalla realtà di chi vive ogni giorno la sofferenza sulla propria pelle. Le parole diventano bandiere ideologiche e si perde di vista l’umanità e il rispetto per chi sta combattendo una battaglia personale contro la sofferenza.
Personalmente, come persona che vive ogni giorno con una grave disabilità, capisco bene quanto sia delicato e personale affrontare questi argomenti. La vita, con tutte le sue difficoltà, per me ha ancora un valore immenso. Nonostante le sfide quotidiane, cerco di viverla fino in fondo. Ma so anche che non tutti riescono a farlo, soprattutto quando la sofferenza diventa troppo grande e non ci sono più speranze di migliorare.
Vivere con una malattia grave o una condizione invalidante spesso significa affrontare dolori continui, la perdita dell'autonomia, la dipendenza dagli altri per i bisogni più semplici. Ci si sente prigionieri di un corpo che non risponde più, e ogni giorno può diventare una lotta non solo fisica, ma anche psicologica. Il senso di dignità personale può venire meno, e a volte ci si trova a chiedersi se valga la pena continuare.
Credo che sia giusto che ogni persona possa decidere per sé, con regole chiare e il supporto di medici e psicologi. Nessuno dovrebbe sentirsi obbligato a vivere se la propria esistenza è fatta solo di dolore e privazioni. Ognuno conosce il proprio limite e solo chi affronta certe situazioni può capire cosa significa arrivare al punto di non farcela più.
Ovviamente, non bisogna lasciare sola la persona che soffre. Serve un sistema di cure palliative che garantisca il massimo sollievo dal dolore e un accompagnamento psicologico costante, sia per il malato sia per i suoi familiari. La scelta di porre fine alla propria vita non deve mai essere frutto della solitudine o della disperazione, ma di una decisione consapevole e ponderata, presa con il sostegno di professionisti e delle persone care.
Lasciare la libertà di scegliere non vuol dire sminuire il valore della vita. Anzi, significa rispettare profondamente la dignità di ogni persona, anche quando decide che non ce la fa più. La vita è un dono prezioso, ma deve essere vissuta con dignità e non come una condanna al dolore senza via d’uscita.
Ognuno di noi merita rispetto, sia nella vita che nella scelta di lasciarla, quando non c’è più altra strada.
Vito Caronna