Donatori…si diventa: racconto di una qualunque giornata di donazione (Avis Partanna)
Domenica scorsa si è svolta l’ennesima raccolta del sangue presso l’Avis di Partanna, che puntualmente ha reso onore all’impegno preso: “donare sangue è donare la vita”. Chi conosce l’Avis come associazione sa che il concetto di dono è fondamentale come è fondamentale la figura del Donatore. Nelle giornate di raccolta il Donatore è e deve essere protagonista. Cominciamo con il dire qualcosa che sembra scontato ma che scontato non è: la giornata di raccolta è frutto di un lavoro meticoloso che coinvolge molte persone.
Stando attenti ai tempi (solo se è trascorso il giusto tempo dall’ultima donazione), si mandano dei messaggi sul cellulare per ricordare ai donatori l’avvicinarsi della giornata immediatamente utile, solo così è possibile raccogliere adesioni sufficienti per rendere quella giornata fruttuosa e calendarizzare con contezza le varie giornate. Raccolta la disponibilità dei donatori ci si prepara per accoglierli in sede; la prima accoglienza è “burocratica”, si deve sempre compilare un foglio in cui devono essere messe a disposizione del personale medico più informazioni possibili, la seconda accoglienza è prettamente medica in quanto il donatore viene sottoposto ad una serie di operazioni utili per accertare che vi siano tutte le condizioni minime sanitarie necessarie per rendere sopportabile al corpo la donazione, ed infine si arriva alla vera e propria donazione, ossia grazie ad un infermiere si attua concretamente la donazione e la conseguenziale raccolta del sangue.
Nel caso in cui la donazione sia stata compiutamente effettuata c’è l’ultima accoglienza: quella dedicata alla colazione. Un volontario, infatti, di volta in volta si accerta che il donatore faccia una sana e ricca colazione, di fatto si trova tutto dal dolce al salato, e non manca mai un buon caffè caldo ed un sorriso. Tutto questo lavoro e tutte le persone impegnate, sia volontari che personale medico (sempre volontario), hanno un unico obiettivo ossia quello di fare bene del bene.
Anche domenica 13 è successo proprio questo. Nelle foto condivise è bello vedere donatori e infermieri all’opera. Ogni volta che si dona il sangue non solo si fa del bene a sé stessi, perché ci si controlla e ci si da l’occasione di far rigenerare il sangue, ma si aiutano anche gli altri. La raccolta del sangue è funzionale alle trasfusioni in ospedale. Si dona per se stessi in fondo, per i nostri cari, per tutti. Al donatore costa poco fisicamente perché ci mette il cuore ma le conseguenze sono preziose.
Preziosissime, lo si è visto soprattutto quest’anno in piena Pandemia. Inoltre, in casi non pandemici, pensiamo ad esempio a chi ha un gruppo sanguigno 0RH che può donare a tutti ma può ricevere solo da dallo stesso gruppo. Comprendete quanto è grande la donazione di quel gruppo sanguigno? Ovviamente è solo un esempio ma chiarisce, spero, molto. E’ con orgoglio che si specifica che anche in questo periodo di pandemia l’Avis ha sempre tenuto le porte aperte dando tutto il sostegno possibile e sempre nella massima cura delle prescrizioni anti covid.
Chi frequenta l’Avis, che ha sede nel primo piano del Centro Anziani al Camarro, sa quanto si presti attenzione ad evitare assembramenti, alla cura dell’igiene delle mani, al mantenimento della giusta distanza, alla precisione nell’indossare la mascherina. Tra l’associazione e l’utente la comunicazione è molto pignola, nessun donatore arriva in sede senza avere ben chiaro cosa deve succedere e in che tempi. Tutti, dal presidente ai volontari che collaborano nell’ufficio, dal medico agli infermieri di volta in volta impegnati, sono accumunati dalla gentilezza e dalla cordialità…in fin dei conti ci si sente a casa.
E’ un dato importante. Questo articolo è il doveroso tributo ad una associazione che sul territorio opera alacremente e che ha sempre bisogno di crescere…per questo Natale, per chi ancora non fosse donatore, fatevi avanti, andate a fare un prelievo ed entrate nella famiglia dei donatori…aiutate l’Avis ad aiutare.