“Una punta di Sal”, La scuola difficile (e non per tutti)

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
12 Gennaio 2021 10:03
“Una punta di Sal”, La scuola difficile (e non per tutti)

Mai come in questo periodo l’opinione pubblica si è interessata alla scuola italiana e alle situazioni di ingiustizia sociale a essa connesse. Con la didattica a distanza certe disparità si sono solo fatte più acute, proprio perché per accedere ai servizi scolastici è necessario l’uso di strumenti elettronici, non ugualmente disponibili. Ci sono i ricchi, ci sono i laureati e i diplomati che magari hanno a casa strumenti innovativi  ma ci sono anche famiglie che non possono permettersi computer e tablet.

Si dirà: ma si può trovarli e utilizzarli in comodato d’uso. Vero, ma gli istruttori per insegnare come utilizzare questi strumenti ci sono? O li dobbiamo affidare ai genitori dei bambini che non sanno nulla dell’informatica? Il 6 aprile l’Istat ha fornito numeri precisi rispetto a queste tematiche in un rapporto che considera sia la disponibilità di computer e tablet per bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni, sia gli spazi in casa che, per gli studenti in quarantena, sono diventati anche i nuovi spazi dell’istruzione obbligatoria.

Secondo lo studio “il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni non ha un computer o un tablet a casa” e solo il 6,1% dei ragazzi vive in famiglie in cui, per ogni componente, è presente almeno un dispositivo. Così, soprattutto in famiglie con più figli o con un genitore che fa smartworking, la didattica a distanza s’inceppa. Anche questi dati, già di per sé esemplificativi, nascondono disuguaglianze al loro interno in base alle aree prese in considerazione e al livello d’istruzione delle famiglie dei ragazzi.

La percentuale di studenti che non ha computer o tablet a casa, infatti, sale a circa il 20% al Sud e, al contrario, scende al 7,7% nelle famiglie in cui almeno un componente è laureato. Queste disparità esistevano già prima dell’emergenza, che le ha fatte semplicemente emergere. La DAD ora coinvolge anche le scuole elementari ma non mancano le proteste dei genitori. Una mamma che ha avuto serie difficoltà ad assisterne il figlio di 7 anni alla didattica a distanza, ha scritto: “Cara direttrice meglio un figlio analfabeta che con l’esaurimento nervoso!”.

Davanti ad una panoramica inquadrata di 26 alunni, la donna si è confusa ed ha visto che il figlio non sapeva come seguire la lezione dell’insegnante, la quale, a sua volta, doveva anche rispondere ai tanti “maestra vuole ripetere? Maestra non ho sentito, oppure “maestra mi assento perché devo fare la pipi”. La realtà è questa e forse il ministro dell’istruzione non sa nemmeno che in una famiglia possono esserci anche due o tre bimbi che vanno alle elementari, oppure uno alle elementari e uno alla scuola media, ed allora cosa deve fare la mamma o il padre del piccolo studente? Il genitore deve comprare un altro computer o scegliere quale figlio portare avanti negli studi?.

Poi alle elementari non c’è soltanto la Maestra che insegna “tutto” come una volta? Oggi c’è la Maestra d’Italiano, poi quella di storia, geografia, matematica, musica ed addirittura informatica. Sei insegnanti con i programmi dal svolgere. E poi, ogni Maestra assegna ai bambini i compiti per casa, altre tre – quattro ore dietro un tavolo con la mamma a fianco, oltre le quattro ore della DAD. In sostanza sette –otto ore al giorno sui libri e davanti ad un computer. Ma questo bambini quando devono giocare che rimane la loro attività preferita?  Vogliamo dare torto alla mamma che dice “meglio un figlio analfabeta che con l’esaurimento nervoso?” Per carità è giusto che si studi ma questi programmi “pesanti” formalizziamoli a misura di bambino e la DAD mettiamola dentro un cassetto come ricordo di un stagione sventurata.

Salvatore Giacalone

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