E’ morto Raffaele Cutolo, “o’ professore”, capo storico della camorra. Aveva ispirato anche una canzone di De Andrè

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
17 Febbraio 2021 22:15
E’ morto Raffaele Cutolo, “o’ professore”, capo storico della camorra. Aveva ispirato anche una canzone di De Andrè

È morto all'età di 79 anni Raffaele Cutolo. Il boss mafioso, fondatore della Nuova camorra organizzata, era ricoverato nel reparto sanitario detentivo del carcere di Parma. Le condizioni di salute del boss erano peggiorate già l'estate scorsa. Il boss della camorra Cutolo, è morto dopo una lunga malattia; era il carcerato al 41bis più anziano. Lo si apprende da fonti della polizia penitenziaria. E’ morto alle 20.21 all’ospedale Maggiore di Parma. Nell’ultimo periodo era stato piu’ volte trasferito dal carcere al reparto ospedaliero.

Nel respingere l’ultima istanza di differimento della pena, fatta dalla difesa del boss per le condizioni di salute, il tribunale di Sorveglianza di Bologna aveva sottolineato, a giugno 2020, come le sue condizioni fossero compatibili con la detenzione. Ma soprattutto come, nonostante l’eta’, Cutolo fosse ancora un simbolo. “Si puo’ ritenere che la presenza di Raffaele Cutolo potrebbe rafforzare i gruppi criminali che si rifanno tuttora alla Nco, gruppi rispetto ai quali Cutolo ha mantenuto pienamente il carisma”, scrivevano i giudici.

E subito proseguivano: “Nonostante l’eta’ e la perdurante detenzione rappresenta un ‘simbolo’ per tutti quei gruppi criminali” che continuano a richiamarsi al suo nome. E’ morto in cella con i suoi segreti Raffaele Cutolo, ritenuto il “capo dei capi” della “Nuova Camorra Organizzata”. Cutolo, detto “o professore” nonostante avesse solo una licenza elementare, nacque il 4 novembre del 1941 ad Ottaviano, da Michele e Carolina Ambrosio. Il padre, detto 'O monaco per la sua fervente religiosità, era un contadino mezzadro, mentre la madre era una lavandaia.

Dopo aver conseguito la licenza elementare svolse numerosi lavori come garzone presso artigiani locali. A 22 anni commise il suo primo omicidio: avvenne nel centro di Ottaviano, a seguito di una rissa, uccidendo un giovane che aveva fatto dei pesanti apprezzamenti nei confronti di sua sorella. Ha riconosciuto due figli, Roberto - nato dalla breve relazione (8 mesi) con Filomena Liguori (denunciata più volte per sfruttamento della prostituzione) - e Denise. Il figlio Roberto, pregiudicato, è stato ucciso a Tradate, in Lombardia, da affiliati della 'ndrangheta il 19 dicembre 1990, per volontà di uno dei maggiori antagonisti di Cutolo, il boss vesuviano Mario Fabbrocino.

Nel corso della latitanza, ha avuto una relazione con Lidarsa Bent Brahim Radhia, una donna tunisina a cui dedicherà una poesia. Dalla relazione nascerà Yosra. Nel 1980 Cutolo acquistò da Maria Capece Minutolo, vedova del principe Lancellotti di Lauro, il Castello Mediceo, dove i suoi genitori avevano lavorato come guardiani, per la somma di 270 milioni di lire. Il castello sarà oggetto nel 1991 di confisca ai sensi della legge 13 settembre 1982, n. 646 e dato in proprietà al comune di Ottaviano.

Nel 1983 sposò Immacolata Jacone, figlia di Salvatore assassinato nel 1988 sorella di Giovanni (che nel 1996 assassinò la moglie e nel 2009 la madree di Luigi, anch'egli ucciso nel 1992. Il matrimonio venne celebrato dallo storico cappellano del carcere dell'Asinara, don Giorgio Curreli, nella chiesa di Cala d'Oliva e di quell'evento, che non mancherà di suscitare polemiche, restano 36 foto mai rese pubbliche. È stato condannato a quattro ergastoli da scontare a partire dal 1995 in regime di 41 bis.

Il boss ha più volte criticato tale regime che, a suo parere, viola i diritti umani, tanto da preferire la pena di morte. È stato rinchiuso in diverse carceri italiane: nel 2000 viene trasferito nel carcere di Novara e dal 2007 al 2011 è stato detenuto nel carcere di massima sicurezza di Terni, nella cella che fu di Bernardo Provenzano. Successivamente è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza de L'Aquila ed infine in quello di Parma. Intanto il 30 ottobre 2007 diventa di nuovo padre.

La bambina viene concepita attraverso l'inseminazione artificiale, cui si sottopone la Jacone, grazie ad una speciale autorizzazione ottenuta nel 2001. Il 19 febbraio 2020 viene ricoverato all'ospedale civile di Parma per una crisi respiratoria dopo lo scoppio della pandemia di COVID-19 del 2020 in Italia e nelle settimane a seguire rifiuta le cure e la tac. Viene dimesso a inizio aprile, facendo così ritorno nel carcere di Parma; subito dopo, il suo avvocato chiede la concessione degli arresti domiciliari a causa delle condizioni di salute, ma l'istanza viene respinta poiché può essere curato in cella e le sue patologie non vengono ritenute "esposte a rischio aggiuntivo" (il regime di 41 bis gli permette "di fruire di stanza singola, dotata dei necessari presidi sanitari").

Il 30 luglio 2020 è stato trasferito dal carcere di Parma in ospedale, a quanto pare per un aggravamento delle condizioni di salute e problemi respiratori. Secondo il suo legale "continuano a sostenere che rifiuta di fare gli esami, ma noi riteniamo che non sia lucido": la moglie è andata a trovarlo il 22 giugno e Cutolo non l'avrebbe riconosciuta. A Raffaele Cutolo fu ispirato il noto brano “Don Raffaè” del grande Fabrizio De Andrè. Inserita nell'album “Le nuvole” del 1990 è una delle canzoni in cui De Andrè si esprime in napoletano.

Don Raffaè narra della vita di un agente di polizia penitenziaria, denunciando la drammatica situazione delle carceri italiane, al cui interno gli equilibri sono spesso assoggettati al potere delle organizzazioni malavitose. Il brigadiere Pasquale Cafiero chiede piaceri a don Raffaè: gli chiede il cappotto per un matrimonio, gli chiede un posto di lavoro per il fratello. E al centro di tutto c'è il caffè, l'ottimo caffè «Che sulo a Napule sanno fa» (che solo a Napoli sanno fare), verso chiaramente ripreso dal brano ‘O ccafè di Domenico Modugno.

Il verso “l'assessore che Dio lo perdoni /'ndentro ‘a roulotte ci alleva i visoni” è tratto da una storia vera di cronaca, venuta alla luce negli anni ‘80. Cutolo ebbe un breve carteggio con De Andrè, cui scrisse per ringraziare della canzone. Ma il cantautore genovese evitò ogni rapporto.  Negli anni successivi Roberto Murolo riprese il pezzo di De Andrè e lo interpretò a suo modo.      

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza