Canale di Sicilia rotta del traffico di migranti, droga e sigarette. Collegamento fra “corrieri nordafricani” e “cosa nostra”?

Redazione Prima Pagina Partanna
Redazione Prima Pagina Partanna
18 Gennaio 2021 10:01
Canale di Sicilia rotta del traffico di migranti, droga e sigarette. Collegamento fra  “corrieri nordafricani” e “cosa nostra”?

Le acque internazionali antistanti la costa del trapanese ed in particolare quel tratto fra Selinunte, Tre Fontane, Torretta Granitola, Mazara del Vallo e Marsala,  si confermano nevralgiche per i traffici di migranti, droga e sigarette di contrabbando con i Paesi del nord Africa, nello specifico con la Tunisia e la Libia. Qualche giorno fa si è registrata la maxi operazione dei militari della guardia di finanza di Palermo e del Comando aeronavale di Pratica di Mare, con l’impiego di numerosi mezzi aerei e navali, iniziata nella serata dell’8 e conclusa nella mattinata di domenica 10 gennaio con l’arresto di nove persone ed il sequestro di 2,2 tonnellate di tabacchi lavorati esteri e 60 mila euro in contanti, oltre alle due imbarcazioni, la “nave madre” libica ed un grosso motoscafo utilizzato per il trasbordo delle sigarette ed il loro trasporto sulla terraferma.

Tutto era iniziato con la segnalazione, al largo di Lampedusa, di un vecchio peschereccio che, partito da un porto libico, si stava dirigendo nell’areale internazionale antistante il porto mazarese. Contemporaneamente è stato notato il motoscafo (vedi foto collage di copertina), denominato “Marinello”, di circa 9 metri, che procedeva in maniera sospetta, viste anche le condizioni meteo avverse, nella direzione opposta andando incontro al motopesca libico. Al limite delle acque territoriali italiane è avvenuto il trasbordo delle le “bionde” con la consegna da parte dei tre acquirenti italiani di 60.000 euro all’equipaggio del motopesca; la somma è stata scoperta dietro ad un pannello della sala macchine.

I militari hanno aspettato che si concludesse la “transazione” per potere intervenire fermando sia il motoscafo già  rientrato in acque internazionali (alla vista dei mezzi militari avrebbe tentato vanamente la fuga), che il motopesca che aveva rimesso al prua verso la Libia; le due imbarcazioni sono state “scortate” nel porto di Mazara del Vallo. I tre contrabbandieri italiani arrestati sono tutti residenti nell’hinterland palermitano: Antonino Bartolotta (percettore di reddito di cittadinanza), 51 anni, palermitano residente a Ficarazzi, Claudiney Salerno, 40 anni, nato in Brasile e residente a Palermo, Alessandro Raccuglia, palermitano di 26 anni.

Il grosso quantitativo (220 scatole) di sigarette (marca “Pine”) pagato 60.000 avrebbe fruttato 300.000. Ogni scatola sarebbe stata pagata 273 euro. Ognuna di esse conteneva 50 stecche di sigarette e pertanto ogni stecca pagata 5,46 euro, in ogni stecca 10 pacchetti che sarebbero stati quindi acquistati a 0,55 euro e rivenduti al consumatore finale cinque volte questo prezzo. Comprendete che affare? Il contrabbando di sigarette produce, infatti, un danno erariale rilevante: si stima che ogni anno le perdite per le casse dello Stato italiano tra Iva e accise si aggirino tra i 700 e gli 800 milioni di euro e siano addirittura circa 10 miliardi a livello dell’Unione europea”.

Altrettanto gravi sono i rischi per la salute dei consumatori: “La marca sequestrata – spiega il colonnello Angelini, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo  - rientra tra le cosiddette ‘cheap white’, cioè sigarette prodotte legalmente in alcuni paesi dell’Europa dell’Est e del Medio Oriente, non ammesse però per la vendita all’interno dell’Unione europea proprio perché non rispettano gli standard di sicurezza minimi richiesti dalla normativa comunitaria.

Ciò nonostante, tali tipologie di sigarette sono sempre molto diffuse anche perché, soprattutto in tempi di crisi economica, il loro prezzo sensibilmente più basso rispetto al prodotto legale continua ad incoraggiare il mercato clandestino”. Quello appena descritto rappresenta l’ultimo maxi sequestro di sigarette il cui contrabbando è ripreso in maniera massiccia negli ultimi anni probabilmente alimentato da una domanda crescente soprattutto da parte degli immigrati. Non è un caso che i traffici delle sigarette seguano le stesse rotte dei migranti usufruendo degli stessi corrieri (“scafisti”) partenti dal nord africa.

Nel 2019 si sono registrare diverse operazioni di sequestro nell’areale di mare antistanti la costa sud del trapanese. Nel luglio di quell’anno, sotto il coordinamento della DdA della Procura di Palermo, la Finanza portò a termine l’operazione “Sea Ghosts” sgominando un’organizzazione criminale italo-tunisina specializzata nel traffico di migranti e di sigarette di contrabbando; otto arrestati, tra cui quattro italiani. Altra importante operazione al largo delle coste mazaresi fu condotta a novembre, sempre del 2019, con il sequestro di 6,7 tonnellate di tabacchi prodotti in Tunisia e negli Emirati Arabi Uniti, oltre a 160 mila euro in contanti.

Furono arrestate 17 persone – di nazionalità italiana, libica ed egiziana – e sequestrate 8 imbarcazioni. Il carico di sigarette avrebbe fruttato all’organizzazione criminale introiti per oltre 1 milione di euro; anche quella volta uno degli arrestati, della provincia di Trapani e ufficialmente disoccupato, risultava percettore del reddito di cittadinanza.  Gli investigatori scoprirono che in ogni viaggio venivano trasportati circa kg. 250/300 di sigarette e 10/12 persone. Nonostante il pesante carico gli scafisti riuscivano a mantenere, in condizioni di mare calmo, una velocità di crociera di 25/30 nodi, talvolta tenendo sotto la minaccia di armi (coltelli e pistole) i viaggiatori.

L’utilizzo del gommone consentiva agli scafisti di essere particolarmente dinamici in acqua, garantendo facilità e celerità di manovra, oltre alla possibilità di navigare quasi con ogni tipo di fondale, ormeggiando dove ritenuto più proficuo e senza impedimento alcuno. Con riguardo al profitto assicurato dai traffici illeciti in parola, è stato possibile appurare che mediamente ogni clandestino trasportato pagava da 3.000 a 8.000 dinari tunisini (pari a circa 1.500/4.000 euro).   E’ probabile pure che insieme ai migranti e alle sigarette, i “corrieri nordafricani” possano trasportare attraverso il Canale di Sicilia anche la droga.

Proprio qualche giorno dopo la maxi operazione del sequestro delle sigarette, nella giornata del 13 gennaio i carabinieri della Stazione di San Filippo di Marsala hanno rinvenuto, su segnalazione di un cittadino, un grosso pacco (vedi foto collage di copertina), ben imballato contenente 295 panetti di hashish per il peso complessivo di Kg. 40 circa. Il ritrovamento è avvenuto nella zona di Birgi Sottano, su una spiaggia dove il pacco era adagiato. Non è la prima volta che accade, infatti l’anno scorso, precisamente l’8 gennaio veniva ritrovato un pacco con 30 kg.

della stessa sostanza sulla spiaggia in località “sbocco” a Marsala, un altro pacco stesso peso e stessa sostanza era stato rinvenuto a Marinella di Selinunte il 2 gennaio 2020, mentre a giugno scorso la motovedetta di Trapani rinveniva davanti il porto un pacco galleggiante sempre di 30 kg., sempre di hashish. Ovviamente questo sistema di traffici per via mare dovrà avere una base logistica a terra. In Sicilia chi potrebbe fornire manovalanza allo smistamento dei “pacchi” se non la criminalità organizzata? Pertanto non è azzardato pensare che questo sia uno degli affari della mafia, di quella “cosa nostra” che sembra ancora retta da un capo che risponde al nome di Matteo Messina Denaro, latitante da 28 anni, i cui estremi anagrafici sarebbero stati cambiati (probabilmente anche i connotati fisici grazie all’opera di qualche luminare della chirurgia estetica), chissà magari assumendo un nome arabo per potere meglio passare indisturbato quell’area di confine liquido fra la Sicilia ed il nord Africa denominato, dalla notte sei secoli, Mediterraneo.

Chissà che “u siccu” nella sua latitanza non sia stato protagonista in prima persona di uno di questi viaggi dalla Sicilia, magari partendo da un piccolo porticciolo poco controllato, verso qualche rinomata località marittima tunisina; un "diabolico" escamotage per potere controllare da vicino il suo territorio stando all’estero. Francesco Mezzapelle

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